CRISALIDE: DIECI ANNI DI BLUFF INVOLONTARIO
Dimenticate tutto quel che ho scritto a riguardo di “cultura transgender”, di nativi americani e “two spirits”, “Winkte”, ecc.
Dimenticate che esista realmente, in Italia, un movimento transgender capace di esprimere una, anche vaga, propria cultura alternativa rispetto a quella socialmente dominante, basata sui “dualismi”.
Dimenticate che le persone “trans” italiane, assomiglino, anche vagamente, a come spesso io le ho dipinte.
Non che io abbia mentito consapevolmente. Un po’ sono stata ingannata da una serie di eventi, un po’ mi sono aggrappata – all’ultimo disperatamente – a quel che io stessa avevo costruito come immagine delle persone transgender.
Capita, quando ci si sbaglia e si investe tutta la propria vita su un errore di valutazione iniziale, di attaccarsi a quell’errore per non ammettere di non avere capito. Per non ammettere di avere costruito una realtà che non esiste o meglio, che esiste come fenomeno marginale, elitario, ed ormai completamente privato.
Le persone transgender che in Italia avevano qualcosa di importante da dire sono, ormai, tutte fuori dai “giochi”. O perché ritiratesi a vita privata o perché si occupano di altro. Mi permetto di fare io dei nomi: Davide Tolu, Matteo Manetti, Diana Nardacchione, Helena Velena, Alex Barbieri. E’ triste che l’elenco finisca qui, potrei dimenticarne un paio, ma gli altri nomi “noti” sono solo costruzioni artificiose (talvolta al limite del plagio) basate sulle idee di chi ho menzionato. Idee riportate ma non elaborate, quindi non vissute. In altro “post” ho già citato un libro di altra autrice che dovrebbe essere ascritto a me perché riporta al 90% elaborazioni da me scritte su web da anni.
Altre persone continuano a sciacquarsi la bocca con le idee di un movimento transgender ma praticano una vita da manager maschilista e venale.
AzioneTrans è, con la volontà di Francesca, ormai un’associazione di “transessuali primarie”, che lotta per leggi più giuste, ma che trascura l’elemento culturale che è poi quello che forma le persone e, successivamente, i movimenti. Ottimo lavoro ma anche lei credo stia iniziando a chiedersi: “per chi lo faccio?”.
Se non lo stesse facendo, mi preoccuperei.
Crisalide nacque proprio dall’incontro fra me e Manetti. Poco dopo si aggiunse Davide Tolu.
Non conoscevo gran che dell’”altro” prevalente. Conobbi loro (e più tardi gli altri nomi citati) e mi feci un’idea molto ottimistica a riguardo della profondità delle persone transgender.
Quando iniziai a vedere cosa invece facevano, come vivevano, cosa pensavano, la stragrande maggioranza delle persone “trans”, capii che gli sparuti altri che avevo conosciuto all’inizio del mio percorso di transizione, erano un’intellighenzia che per caso era entrata in contatto con me e che mi fece avere suggestioni errate.
La realtà è che una grande maggioranza di trans non è affatto interessata al “transgender”, alla rottura dei ruoli “binari” maschio/femmina e tutto quel che ne consegue anche in termini di diritti civili (si pensi all’istituto del matrimonio o all’istituto dell’anagrafe come sarebbero stravolti); vuole solo passare da uno stereotipo all’altro. Chiede non un diritto che provenga da un’elaborazione culturale e scientifica, ma il privilegio di transitare da un sesso all’altro senza mettere in discussione la binarietà dei sessi (per questo lo chiamo “privilegio”, perché la binarietà non prevede che si passi da una parte all’altra tanto allegramente).
La grande maggioranza delle persone trans italiane, non sa neppure chi siano le persone intersessuate, ovvero quelle persone a noi “sorelle” (o fratelli) maggiori.
La stragrande maggioranza delle trans MtF, non scende in piazza per il diritto al lavoro, ma si mobilita in massa (con la benedizione delle “associazioni” riunite in “coordinamento”) a Napoli per chiedere che si preservi il “diritto a prostituirsi”, motivandolo con il fatto che «noi trans non abbiamo altro lavoro per mantenerci».
Non interessa il diritto al lavoro, ma il diritto a restare marginali (ma ricche) riconoscendo che il vero lavoro (pre)destinato alle trans, è la prostituzione.
Non sono opinioni, ma fatti. A Napoli sono scese in piazza molte più trans di quante ne scesero a Sanremo, quando si manifestò contro la fine dei pregiudizi contro le persone transgender sul lavoro (gli altri, non la prostituzione).
“Transfemminismo”? “Uomo Nuovo” (de-maschilizzato e proveniente dal movimento internazionale FtM)?. Si, si… esistono le transfemministe ed anche uomini FtM che rifiutano gli stereotipi di genere maschilisti. Una percentuale irrisoria rispetto alle trans “maschie” nel cuore e nelle modalità di vivere il rapporto sesso/sentimento e agli FtM che sognano di diventare i migliori strapazzapapere dell’universo.
L’altro giorno parlavo con un’amica transgender americana del mio libro “Translesbismo: istruzioni per l’uso” (ormai davvero vicino alla pubblicazione italiana…) come di una novità assoluta nel panorama librario nazionale, per i temi trattati. Lei era molto stupita perché i temi del translesbismo e ancora di più del transfemminismo, sono oggetto di numerosissime pubblicazioni in USA e sono temi centrali nel dibattito dei movimenti femminista, lesbico, transgender.
Mi viene da ridere (o da piangere) se penso allo sparuto numero di translesbiche che associano al proprio orientamento sessuale lesbico, una coscienza di dignità femminile, di “femminismo transgender”.
Crisalide è stato un grande bluff che, per un certo periodo, ha quasi convinto una parte dei “media” italiani che le persone transgender potessero avere qualcosa di speciale, di utile alla società.
La realtà è che ancora oggi la maggioranza delle trans MtF SCEGLIE (dichiara di) la strada e ne rivendica grande dignità.
Mi sono vergognata a leggere su un bel libro femminista come “Altri Femminismi”, un intervento di Porpora Marcasciano che inneggiava alla prostituzione come strumento di indagine e conoscenza socio/psicologica e rivendicava alle trans questo ruolo di mediatrice tra i sessi che, chissà perché, dovrebbe avvenire facendo pompini o altri splendori della sessualità mercificata.
Mi vergogno ancora a leggere la sua approvazione ad affermazioni di sex worker americane e mistress (sadomaso in ruolo dominante) che giustificano il proprio mestiere e voglia di far soldi con frasi del tipo: «facciamo agli uomini quello che gli uomini hanno fatto da sempre alle donne».
Non capire che tali spiegazioni erano mere giustificazioni al proprio business, da parte di una trans; non capire la differenza tra chi ti paga per farsi frustare e la violenza perpetrata contro le donne per millenni, per me può significare soltanto che si è restate uomini e pure un po’ “stronzi”, dentro. Ovviamente è un’opinione personale derivante dalla mentalità che esce da certe dichiarazioni.
Oh, per carità… si sa che «le trans sono ottime prostitute…»
E’ noto, specie fra i clienti affezionati: «le donne lo fanno per lavoro, la trans per proprio piacere». Farsi pagare per il desiderio sessuale come conferma di una femminilità raggiunta, dimenticando un paio di particolari: che le donne raramente provano soddisfazione nel prostituirsi e che questi uomini che pagano le trans, pretendono l’”uccello” e possibilmente attivo e funzionante. Sai che conferma di femminilità!! Uno stereotipo? In parte sì, ma gli stereotipi, l’ho imparato, non nascono dal nulla. E reale che per molte trans che si prostituiscono, farlo è fonte di autostima e piacere. Se non bastasse la mia parola, la presidente di Libellula 2001 di Roma, ha dichiarato cose analoghe in una tv romana. Si, è così: una rappresentante vera (non come me, che rappresentavo me stessa e pochissime decine di altre persone) delle trans, ha affermato che prostituirsi ha anche un valore di crescita nella propria nuova condizione femminile (sic!).
L’”Uomo Nuovo”? Oh, basta frequentare per un’ora Davide Tolu o Matteo Manetti per accorgersi che esiste e per capire quanto è differente dallo stereotipo classico maschile/ista.
Certo è, però, che dall’altra parte sono decine le mie conoscenze di “nuovi uomini” (in senso temporale, in questo caso), che con la crescita dei primi peletti di barba hanno fatto impennare la loro stronzaggine testosteronica, prendendo e lasciando ragazze come fossero fazzoletti di carta. Ragazze incantate e inebetite da questi apparenti nuovi uomini “senza pene” che evocano il maschio non prevaricatore.
Quanti FtM maschietti perfetti, in tiro, alla continua ricerca dell’affermazione sociale nel lavoro, nel sesso, nei soldi… e nell’insopprimibile desiderio di far conquiste su conquiste! Quanti FtM yuppy anche ora che lo “yuppismo” è morto negli anni ‘90!
Non volevamo essere un “bidone”, noi di Crisalide… anzi non credevamo di esserlo, nei primi anni di attività. Pensavamo che il nostro fosse un sentire diffuso e comune e che magari noi avessimo semplicemente più voglia di comunicare e di farlo politicamente. Dopo un paio di anni, già sapevamo di esserci sbagliati ma pensavamo ancora che il nostro stimolo avrebbe potuto svegliare le nuove generazioni transgender ad una propria dignità in quanto tali. “Two spirits”, uomini e donne “come gli altri”, ma con un proprio specifico culturale, dovuto alla realtà oggettiva della propria condizione, realtà, biografia di transito fra i generi.
Ci abbiamo provato con tutte le forze per anni. Al massimo siamo stati ingannati da qualche falsa/o “discepola/o” della prima associazione transgender (e non transessuale) italiana, che ha usato la “novità” a proprio uso e consumo.
Solo io – di quel gruppo - ho resistito così a lungo (segno di minor intelligenza, di maggior impegno o di mera testardaggine? A chi legge la scelta) nel perseverare con la cultura transgender in Italia.
Sia chiaro: la cultura transgender esiste eccome! In USA, in UK, in Spagna, in Olanda, in quasi tutta Europa, ma non ha scalfito lo status di “italiota” che non ci distingue dal resto della popolazione, anzi, spesso, pur di piacere, ci rende, noi “trans”, più italioti degli italioti.
In tutto il mondo, le cure di cui necessitano le persone trans, sono fornite dai Sistemi Sanitari Nazionali (così come sono organizzati) tranne che negli USA, dove però il problema delle cure mediche a carico dello Stato è generalizzato.
In Italia, una classe politica (di sinistra) squallida e di un’ignoranza abissale, alleata a squali transgender che cercavano la via individuale alla ricchezza, magari stanche di dar via il culo, sta “dando vita” ai cosiddetti “consultori”, gestiti dalle Associazioni.
Non consultori che diano informazioni utili - come ci sono in tutto il mondo - ma che proprio gestiscono la salute e la transizione medica delle trans, ovviamente con personale medico, ma decontestualizzato dalla multi specializzazione che offre un ospedale.
Così le trans ed i trans “utenti” fanno più favori (a proprie spese): si tolgono dai coglioni negli ospedali dove ci sono “i malati veri” , spendono molti più soldi che con i ticket, e non hanno l’assistenza – normale negli ospedali – delle consulenze gratuite di eventuali altri specialisti per altri ambiti della salute che possono derivare proprio dalla terapia ormonale. Il tutto per mantenere vive queste Associazioni e soprattutto chi le dirige.
Complimenti alle soluzioni all’Italiana. Poi abbiamo protocolli diversi da quelli internazionali perché noi siamo più furbi di tutti ed infatti le ed i trans italiani si devono sorbire a volte anni di psicoterapia (quasi sempre pagata) per avere l’ok agli “ormoni” (nel mondo si eseguono test psichiatrici e si ha una diagnosi in pochi mesi).
Ci si potrebbe immaginare una rivolta popolare di fronte a questi abusi: «vogliamo essere seguite/i negli ospedali che offrono maggiori garanzie e sicurezza, in cui spendiamo meno e sostiamo meno a lungo nella terra di nessuno delle indagini psicologiche senza diagnosi».
Niente di niente di niente. Piegare il capo e obbedire: questa è l’attitudine prevalente in ambito trans, salvo poi scatenarsi di notte (per le MtF) nelle discoteche ad offrire il proprio corpo conquistato, come un trofeo di silicone o, per gli FtM, darsi finalmente alla “dolce vita” fatta di alcool e tanta più figa possibile…
Insomma Crisalide ha per anni falsificato la realtà. Io, in prima persona, ho raccontato a giornali, riviste, radio e tv, una realtà di persone meravigliose che in realtà non esistono, se non in una percentuale inferiore rispetto al resto della popolazione.
Di me un ex dirigente di Arcigay, ora presidente onorario (e che non è Grillini), so che disse: “è l’unica trans con il cervello”, o qualcosa del genere.
Mi offesi allora perché derideva una “categoria” che credevo esistere. Oggi, sebbene non pensi di essere l’unica, comprendo molto meglio tale affermazione. Ripeto non sono l’unica e poi “nel movimento” c’è tanta “merda” che ovviamente, anche una persona di media onestà intellettuale, fa già un figurone!
E poi, non sono così convinta che ripeterebbe tale affermazione, leggendomi oggi, negli ultimi periodi in genere.
Mi pento di avere rappresentato una realtà come prevalente, quando invece è ultra minoritaria? No, perché alla fine è bene rappresentare anche le minoranze. Perché è bene conoscere Stalin ma anche Trotzky, Bush ma anche Luther King.
Certo gente come King sembrava rappresentare il sentire comune dei neri d’America… ma era un falso. Tolto di mezzo lui, tutto si è perduto. E questa è la prova che tante belle menti, rappresentano solo se stesse, anche se a volte, godono di una certa popolarità. Perché anche gli stronzi, a volte, sognano d’essere buoni e si scelgono un leader che li rappresenti per continuare a farsi i propri affari (più o meno sporchi).
Succede ovunque? Vero. Tanto vero che molti anni fa ebbi a dichiarare in pubblico che le persone transgender avranno conquistato pari diritti solo il giorno in cui avranno diritto alla “mediocrità”.
Cioè che per riuscire a trovare un lavoro non fosse più necessario essere talmente brave/i e redditizie/i da far superare i pregiudizi, in nome del Dio “convenienza”.
In quella frase c’era la mia consapevolezza della realtà in cui mi muovevo ma che non potevo dichiarare come realtà prevalente.
Continuo a pensare che le persone transgender debbano avere accesso ai diritti di tutti, anche se non particolarmente brillanti, ma quel pensiero non mi sarebbe mai venuto in mente se non avessi già capito in che ambito mi muovevo.
Perché la mediocrità – lo dico perché è la verità, non perché sono diventata una vecchia acida – in ambito trans è molto più diffusa che altrove.
In un certo senso è normale che sia così. Lo è in genere per tutte le comunità emarginate al punto da portare chi vi appartiene ad auto ghettizzarsi pur di avere qualche vantaggio (vedi la vocazione alla prostituzione) Perché la comunità trans avrebbe dovuto fare eccezione?
Perché una cinquantina è riuscita a vincere l’emarginazione per fortuna o per merito?
Non è così, non lo è stato e non è.
Orgoglio transgender? Mi viene da ridere (o ancora da piangere). Esistono talmente tante trans che dopo avere completato la transizione, cambiano città, e nascondono la loro ex condizione persino ai loro partner, da far tristezza. In gergo si dice “vivere in modo stealth”. Ecco l’orgoglio transgender! Oppure esiste l’orgoglio” che vanta il diritto a prostituirsi come una bandiera dell’essere transgender. O l’orgoglio di corpi totalmente sintetici e denudati alle parate dei Pride.
Poco, pochissimo orgoglio rispetto alla propria intelligenza, sensibilità, ecc.
Anni fa a Matteo Manetti capitò di polemizzare con un CTU che faceva eseguire il Quoziente di Intelligenza alle ed ai trans, per avere l’ok all’intervento. La risposta che lo psichiatra gli diede fu laconica. Disse: “faccio questo test, lo ammetto, per una ricerca mia personale, perché il riscontro, rispetto al resto della popolazione, di capacità intellettive delle persone trans – specie da maschio a femmina – sono sconfortanti. Sono felice che lei faccia eccezione e “alzi” la media”. Al tempo, quando mi riferì l’episodio, sia io sia lui, rifiutammo ideologicamente l’affermazione dello psichiatra… Mentiva.. doveva per forza mentire. Oggi mi chiedo: “perché avrebbe dovuto farlo? A che pro, dato che era persona supportiva e non ideologicamente contraria alla transizione?”
Non che io creda poi molto al test del Q.I….. certo però che la cosa fa pensare
Un’amica lesbica, leggendo la bozza di quanto scritto fino a qui, mi ha contestato varie cose: che le situazioni di cui parlo sono comuni a tutte le realtà, che – ad esempio - anche la maggior parte delle lesbiche pensa a scoparsi qualcuna e non certo ai documenti programmatici di ArciLesbica, ma ci si iscrive perché delega all’Associazione il “pensare sociale” per i suoi diritti.
Mi dice che sbaglio a ritirarmi e soprattutto che è grave che io diffonda questi messaggi a tutti e non, magari, solo all’interno del “movimento”.
Sono anni che dico tante cose, all’interno del movimento, invano (forse le mie controparti non hanno mai effettuato un Q.I.? ).
In realtà non voglio dire che sono scontenta del lavoro fatto in Crisalide. Credo che l’Associazione abbia prodotto tanta qualità al punto che oggi, a sito fermo (dagli aggiornamenti) mi è arrivata una proposta di pubblicità sulle pagine del sito di Crisalide AzioneTrans. Segno che è ancora letto e visitato. Non è questo il punto. Il punto è che io ho rappresentato all’esterno una realtà transgender italiana che semplicemente non esiste. Ho proiettato su tutte le ed i trans l’identità mia e di uno sparuto gruppo di “intellettuali transgender”, forse un po’ segaiole/i, visti i risultati. Questo è il bluff, non certo le nostre proposte, articoli, interviste, lettere, proteste, ecc. Sono orgogliosa della produzione di Crisalide e semmai potranno essere altri a contestarne la qualità o validità.
Il bluff è solo la rappresentazione in “collettiva” di una realtà poco più che individuale.
Questo, secondo la mia amica, non va detto a tutti: «ci sarà chi utilizzerà le tue parole per gettare fango sulla “categoria”».
A parte che non mi ritengo così “seguita” da far sì che le mie parole vengano usate contro “la categoria”, il punto per me è un altro. Qualsiasi conquista di diritti, nella storia, passa attraverso una realtà vera di movimento e non attraverso rappresentazioni fantasiose, proiezioni dei propri desiderata.
E’ bene dire la verità sulla realtà trans italiana. Una realtà pessima come pessimo è quasi tutto, oggi, in Italia. Siamo diventati un popolo razzista, intollerante, abbuffino, senza ideali.
Chi li ha gli ideali, non è più rappresentativo. Capita a Crisalide come è capitato ai sognatori di “uguaglianza e fraternità” di Rifondazione Comunista e come capiterà anche ai sognatori di una destra rinnovata (penso a “Casa Pound”, se ne ricordo la dizione esatta). Siamo un popolo forcaiolo che però si commuove tanto se si raccontano storie strappalacrime. Diritti niente, ma solo gentili concessioni che portano, magari, Luxuria a vincere “L’Isola dei Famosi” o poche altre “transfortunate” a godere di un certo appeal mediatico.
Non potrei “andarmene” senza avere dichiarato prima il “bluff”.
Non perché voglia far del male alla “categoria”… questa il male se lo fa già da sola inseguendo il nulla, semmai per lanciare il mio ultimo “allarme”.
Se non si impara a “muovere il culo” diversamente da come si fa in discoteca, se non si impara a studiare, pensare, elaborare, leggere e poi, solo poi, lottare, beh, se le cose poi andranno male, ci sarà solo da fare un enorme e collettivo “mea culpa” perché si perderà, senza lottare, senza verificare se ci poteva essere una chance, un futuro diverso e migliore.
Tutte cose che non mi toccheranno gran che personalmente dato che lo status di persona con handicap è infinitamente più pressante, nella vita reale, di quello di transgender.
Già è noto cosa io pensi di chi oggi rappresenta il movimento trans in Italia. Mi basta aggiungere che tutte, ma proprio tutte, le persone perbene e soprattutto capaci, si sono ritirate a vita privata, alcune sconsolate, altre depresse, altre con un «andate a dar via il culo» represso per anni passati ad ascoltare pretese senza mettere mai in campo un millimetro di impegno, di assunzione di responsabilità.
Quel che fa rabbia è che questa non è la realtà transgender, ma quella italiana.
Basterebbe varcare il confine per accorgersi che di “Mirella Izzo” non ce ne è una sola, che non è né “mitica”, né “pazza”, ma che sarebbe una fra tante che provano ad usare cuore e cervello (maschile o femminile che sia… se non lo si usa, non si nota la differenza).
Di libri sul translesbismo e transfemminismo o riguardanti le riflessioni di trans FtM rispetto ad un modello maschile non maschilista, è pieno il mondo. Non in lingua italiana però.
Perché non ne vengono scritti e neppure vengono tradotti i tanti provenienti da paesi civili, senza scomodare le fatiche di pochissime/i italiane/i appartenenti a questa Repubblica delle Banane.
Non avrei finito ma sono stanca e poi «non si scrive così tanto su internet… dovresti fare un riassunto».
Beh, io alle elementari odiavo i riassunti, ma se qualcun* si vuole dilettare, che ci provi .
IMPORTANTE PRECISAZIONE: i nomi delle persone transgender che ho fatto, come esempio di bontà intellettuale (e non solo), non implicano alcuna condivisione – da parte loro – del mio pensiero, passato ed attuale, né l’appartenenza a Crisalide AzioneTrans. Sono nomi che io ho fatto per la stima che porto verso di loro e che non necessariamente è ricambiata, salvo – credo di poterlo dire – il caso di Davide e Matteo.
Mirella Izzo
PS: non so cosa rispondere a questa Azienda che vuol fare pubblicità sul sito di un’associazione abbandonata…
Stesso link, cambio di nome del Blog e una diversa "mission". Non più i post del mio esplorare la vita, ma uno strumento militante. Story perché ogni cosa racconta la parte più significativa della mia vita e perché la storia di ognuna di noi finisce con la morte e quindi la storia, per ora continua con nuovi post e History perché perché c'è molto di "passato" atto a ricostruire la storia del movimento Transgender del decennio 2000 - 2010, approssimativamente
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9 commenti:
Meno male che la situazione non è come l'hai descritta tu, in realtà esiste ancora una parte sana del movimento. Esiste eccome, anche se tu non la consideri.
Tu hai abbandonato Crisalide per i motivi che hai più volte esposto. Ma per l'esperienza, l'energia, la tenacia e la consapevolezza che hai, auspichiamo tutti che - sia pur in modo non associazionistico - tu continui questo cammino.
Io ti seguo da tempo - e non solo te - perché ho deciso di contribuire a diffondere questo messaggio socio-culturale.
Sai perché? Forse sono un'illusa, ma credo che per cambiare l'ordine istituzionale, bisogna penetrare la base. E la base è data dalla gente comune. Gente che non avendo avuto esperienze e contatti con il transgenderismo, ne ignora quasi del tutto, le peculiarità.
Io ci sto credendo, Mirella. Sto pensando che solo una società informata, può contribuire a decostruire lo status quo politico.
Non dirmi, proprio adesso che mi sono buttata con il cuore in questo impegno, che debbo rinunciare. Io sono una donna comune (preferisco comune a normale). Insomma, non sono transgender, ma ci credo. Voglio usare i miei spazi per diffondere la cultura transgender fra la gente disinformata, cioè, la popolazione che quel poco che sa, lo acquisisce, purtroppo, dai media dannosissimi - finché daranno parola a persone come Maurizia Paradiso e sue simili aspiranti star.
A me (occhi socchiusi) daresti una mano?
Fra poco meno di un'ora, incontrerò nuovamente un'amica transgender, la quale ha accettato di farsi intervistare da me. Ma prima di farle qualsiasi domanda, volevo conoscere e l'ho fatto. Ho esaminato, letto, acquisito, contattato, perchè a me non interessano le interviste che piacciono tanto alle persone perbeniste. Lo scopo è di informare la società ignorante, ovunque io ho accesso (blog e magazine), che siamo stanchi (si, pure io), dell'equivalenza trans=prostituzione.
Che è ora di spiegare il vero significato del dettato costituzionale: tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di razza, religione, sesso!!! Che l'Italia non ha solo un problema di integrazione razziale: non ci sono solo gli immigrati da tutelare, ma ci sono minoranze ancora trasparenti e non supportate da alcuna istituzione, tantomeno, da partiti o movimenti politici.
Tranne forse i Radicali - certi diritti? Boh, non lo so e perdona i miei limiti, ma apprezza, se puoi, l'impegno e l'obiettivo. So che mi darai dell'illusa... o forse della mediocre, ma non voglio rinunciare.
Kristalia (se vuoi mi rintracci in facebook... fra gli amici)
In ordine di data dei commenti rispondo: Mai detto che non possa esistere una "parte sana" del "Movimento". Di certo però è mia opinione che non stia nei "luoghi" che ho commentato. Onestamente non penso possa stare neppure in persone che postano anonimamente e neppure si firmano. Senza metterci la "faccia", di sano c'è ben poco perché le identità virtuali ben poco possono nella complessità della situazione delle persone transgender. Immagino che tu pensi che tu stess* sia parte di questa "sanità". Io non credo: chi ha lavorato seriamente non ha mai nascosto la propria identità.
IMHO
Mirella
Kristalia... io ho raccontato una storia. La mia storia nella quale, ovviamente ho incontrato tante persone. Per il ruolo rivestito, anche tante persone "leader" del movimento. E moltissime/i "utenti" che avevano bisogno di aiuto e anche un po' di volontari/e che hanno lavorato insieme tra loro e con me.
Ho però voluto dire la verità, almeno la mia verità, quel che so e penso rispetto all'ambiente che lascio.
Sebbene non ami il simbolo della Fenice, hai ragione a pensare che in qualche modo ogni fine è anche un nuovo inizio. Non escludo che nuove cose possano nascere ma se accadrà, sarà con la consapevolezza di quanto ho scritto e tu commentato.
Non conosco le tue motivazioni per batterti per le persone transgender, pur non essendolo tu, ma è bello che ci siano persone come te. L'altro giorno vedevo un documentario sulle Fag hag, donne che amano i gay (ovviamente senza sessualità, di norma) e che si battono per i loro diritti strenuamente. Io credo che si stiano diffondendo nuovi orientamenti affettivi tra la gente e che vi siano uomini o donne che si appassionano (quando non si innamorino proprio) delle persone trans. Non maschi, non femmine, ma proprio un orientamento verso le od i trans. Lo trovo un fatto molto positivo sulle capacità di evoluzione del pensiero e della sensibilità umana.
Mi piace sapere che ci sono uomini e donne che - se si battono per noi - vuol dire che ci amano per quello che siamo. Anzi, proprio perché siamo quel che siamo.
Non ti voglio deprimere affatto e penso che se anche io fossi ormai esaurita, altre forze dovranno nascere. E poi io non ho abbandonato Crisalide ma AzioneTrans... Quindi un qualcosa ancora raprpesento, seppur piccina... Aspetto evoluzioni che arrivino dall'esterno perché io possa anche decidere meglio come indirizzare le mie energie.
Per ora ti abbraccio.
Mirella
Ho letto questo pezzo ben 4 volte, per capire bene ciò che stavi raccontando e "denunciando", ricorrendo spesso a toni e dichiarazioni FORTI. Ho riflettuto a lungo, prima di decidere se postare un commento o no. Ho seguito per anni il lavoro dell'associazionismo trans,da lontano. Il mio attivismo deve ancora cominciare e non è detto che cominci. Non mi ci è voluto molto per capire che tutti i tasselli non erano al proprio posto.Associazioni politicizzate e sponsorizzate, attività e profitto, progetti comuni e visibilità personale, lotta in internet e su strada. Il tuo pezzo senza dubbio rintraccia un grave vuoto all'interno del movimento. L'allargamento socio-culturale della comunità trans. La questione prostituzione che passa come "scelta obbligata" ma che spesso non lo è. Io ho fatto la fame pur di evitare questa devastante esperienza, e ce l'ho fatta. Pensavo che per niente al mondo avrei venduto il mio viaggio di dolore alla strada. Ma malgrado il mio talento non sono riuscita a trovare il canale giusto per vivere e per esprimermi. Dunque, non sono stata affatto premiata per aver rotto un percorso che sembrava obbligatorio. Ma lasciamo stare me, torniamo al tuo pezzo. Le tue ragioni forse racchiudono anche il dubbio che ho espresso più volte sul perchè di un vuoto legislativo durato ben 27 anni!! Mi chiedo, le decine di associazioni trans del panorama italiano, in tutti questi anni, sostenute e sponsorizzate anche dalle sinistre più forti (quali e in quali anni???) dove hanno indirizzato le loro battaglie, le loro politiche per i diritti. Possibile che tanto lavoro, di anni, non abbia prodotto alcun risultato, anzi, che ci sia stata una palese regressione all'interno del movimento!!
Nel tuo racconto, in molti punti mi sono sentita rappesentata...
Ma per onestà intellettuale ti dico, che forse sulla questione del Tranpride di Torre de Lago, hai peccato in pregiudizio e durezza, lasciando anche spazio ad equivoci. Infatti ci ho postato il mio predicozzo...
Che dire...che confusione
Con la stima a prescindere...
Un abbraccio
Lauradenu
Cara Laura, non ho letto il "predicozzo" su Facebook a riguar4do del "transpride". Sinceramente ti dico che la mia opinione è opposta alla tua. Non solo non credo di avere esagerato ma mi sono molto e molto trattenuta. Ne penso ben più male di quanto ho scritto. E un po' mi stupisco rispetto al tono della tua mail, piuttosto consapevole dei giochi che stanno dietro alcuni associazionismi. Mi stupisco perché è come - dal mio punto di vista - se improvvisamente, per quell'evento, avessi perso improvvisamente tutto il senso critico precedente.
Certo ci sono cose che io so e tu non sai. Cose di cui o parlo davanti ad un giudice o smetto di parlarne (ancora ci penso)... e quindi per ora tengo per me (qui, perché in passato ho detto)...
Chiarisco che il "titolo" di questo post è volutamente provocatorio e non va preso alla lettera. Non c'è stato un vero bluff... Il bluff stava nel contesto in cui operavamo ignari di farne parte. Certi "giochi" si capiscono dopo anni. Sono ben congeniati e soprattutto non emergono fino a che non ti opponi a qualcosa. Fino a che non ti "distingui" dal "gruppo" equanimamente diviso tra tante associazioni che però devono stare insieme. Soluzione ideale per amplificare surrettiziamente le "classi dirigenti" e - se lo si vuole - potenzialmente - il "magna magna". Se si opera come tante ass.ni coordinate, ci sarà pure la volta che qualche parte dissente... Perché se così non fosse, allora perché non fare un'associazione unica e anche "bulgara"....
Non c'è peggior fascismo delle democrazie "all'unanimità"... nelle quali bisogna assolutamente trovare una posizione unica di tutti. Ovviamente quando vi è dissenso e l'obbligo di trovare una sola posizione, vince chi ha più resistenza, prepotenza o chi sa meglio manipolare i ventri molli che sono inevitabili in ogni contesto associativo.
Non so se sono chiara e puoi capirmi perché a volte non mi capisco da sola, in questo post. Non perché sia incoerente ma perché troppe cose sono non dette. Del resto sono stata minacciata di smetterla di accusare altrimenti sarei dovuta apparire davanti ad un giudice a rispondere delle mie parole. Solo la mia salute mi fa desistere dall'accettare la sfida di dimostrare se sono io a mentire o chi m'accusa di diffamazione... Perché se è vero che molte mie parole possono irritare al punto di farmi rischiare una querela, alterttanto vero è che se posso dimostrare di aver detto il vero (e posso), finirebbe poi male per chi mi querelasse. Perché la diffamazione esiste solo se si dichiara il falso. Il punto è che un processo mi farebbe male alla salute e rimando anche a costo di dover rispondere di casini fatti da altre persone, rispetto alle cosiddette "autorità". Ok... una risposta un po' delirante, APPARENTEMENTE.
Se un giorno vorrai fare attivismo, l'unico consiglio che posso darti è una frase di Eraclito che ora non ricordo esattamente ma che parla di verità apparente e verità nascosta. Fai molta attenzione alle persone con cui sceglierai di lavorare. In fin dei conti non è difficile capire. Ci sono alcuni elementi chiave che se li si (an)nota, difficilmente si sbaglia.
Amen e scusa la confusione. Ti sto rispondendo in "fibrofog" e non dovrei farlo perché limita molto la lucidità nell'esporre i propri pensieri.
Amen
Un abbraccio, se lo gradisci.
Mirella
Cara Mirella, partiamo dalla cosa più importante. Non vedo perchè non dovrei gradire il tuo abbraccio.Non solo lo gradisco ma mi allieta moltissimo. Sul fatto che la pensiamo in maniera opposta, non mi sembra rappresentare un problema, ci mancherebbe. Poi ci tenevo a chiarire un fatto importante. Il transpride, non ha assolutamente azzerato il mio critico pensare e così mi sottovaluti. Io rispetto troppo il lavoro degli altri, di tutti e conosco benissimo anche da lontano, il lavoro, negli anni, di Crisalide. Ribadisco i miei dubbi sul mondo dell'associazionismo ma è vero quando dici "io sò cose che tu non sai", è ovvio. Ma dall'esterno, ho rintracciato subito certi scheletri nell'armadio del movimento, proprio perchè non coinvolta direttamente. E ho scritto senza remore di questi dubbi, coinvolgendo tutta la comunità lgbt, nello specifico, quella transgender. Se deciderò di buttarmici dentro questi scheletri avranno un nome e con molta serenità riconosco che non è facile interlocuire però, con una che afferma che tutta o quasi la comunità trans italiana è rappresentata da un mucchio di sottosviluppate, prive di cultura e di vere motivazioni. Una sorta di marketing per capirci. Dunque, tu hai lanciato questa "sfida" di rifondare Crisalide alla quale sai benisssimo, mi sono subito associata. Ma...rifondare Crisalide per chi e per cosa!! A chi indirizzare il tuo lavoro se affermi che non esiste terreno fertile su cui costruire e persone con cui ricostruire...Questa permettimi, è una domanda legittima alle tue affermazioni! Io starò molto attenta su dove poggierò i piedi. Non pensare che mi sia sfuggito il fatto che l'80% dell'associazionismo in italia faccia politiche partitiche, nascondendosi dietro la parola "associazione" e forse su questo siamo d'accordo credo, ma probabilmente smonterai anche questa considerazione. Perchè dai, sdrammatizzzando, tu hai un pò il vizio di trasformare tutto in polemica, ma ognuno ha i vizi suoi.
Io continuerò a leggerti anche se secondo te, la pensiamo in modo opposto, ma io qualche analogia di pensiero l'ho identificata.....
Un abbraccio, sperando che venga ricambiato sempre, anche quando, se lo riterrò opportuno, mi contrapporrò a certe tue dichiarazioni, ma sempre con rispetto, affetto e mai pre-giudicando..
Laura
Cara Laura,
devo essermi espressa male ieri.
Il mio riferimento al gradimento dell'abbraccio offerto non era collegato all'unica divergenza emersa nei nostri post, ma semmai dovuto al fatto di una scarsa confidenza e conoscenza delle tue abitudini. Non sempre le persone gradiscono espressioni affettuose, quando la conoscenza è minima e solo virtuale. Per questo motivo spesso uso questa locuzione.
Chiarito questo ci tengo di più a chiarire che quando ho scritto della "sospensione" di "critica" nei confronti dei Trans Pride, mi riferivo ad una mia sensazione nel leggerti e non ad un giudizio basato su dati o fatti.
Mi chiedi. Perchè lanciare una proposta di rifondazione di Crisalide se ritengo che non esista un terreno su cui quel seme potrebbe piantarsi e fiorire. La risposta è semplice. Perché potrei sbagliarmi e quindi, prima di confermare la mia opinione ho voluto lanciare la sfida di "rifondare Crisalide". Che però ha un bel Punto Interrogativo nel nome stesso dato alla proposta (Rifondare Crisalide?).
Parli spesso di "pensarla in maniera opposta" io e te. Onestamente non ho alcun elemento per confermare o disconfermare quel che affermi. L'unica differenza di pensiero che è uscita fuori (che io ricordi) è sul "TransPride" e probabilmente sull'associazione che l'ha promosso.
Per il resto non so se la pensiamo similmente, ugualmente, differentemente o all'opposto. Tu puoi saperlo più di me perché io ho scritto molto e su molti argomenti e quindi, se mi hai letta, sai quale sia la situazione rispetto ad affinità e differenze.
Il fatto che tu partecipi al progetto "punto interrogativo" mi fa pensare che prevalgano le affinità, ma non è una certezza.
Scrivi che ti sentirai libera di esprimere dissenso ogni volta che lo senti. Ci mancherebbe altro!
Ovviamente hai pieno diritto ad esprimere dissenso ogni volta che lo vorrai. A differenza di altri blog di "personalità LGBT" (forse perché io non sono una personalità o tale non mi sento) che filtrano i commenti, io non lo faccio. Limitandomi eventualmente a cancellare a posteriori quelli che ritengo non adatti al blog che è sotto mia responsabilità. Sicurametne le critiche motivate non fanno parte dei commenti da cancellare. Altrimenti per cosa aprire un blog?
Affermi che ho "il vizio" di far polemiche. Ti dò ragione "a metà". Sono polemica, è vero, perchè credo nella dialettica e so che non esiste il "pensiero unico" in natura. E' altrettanto vero però che non io ma altri invece che rispondere alla ragione della polemica preferiscono isolarmi o isolarsi o giudicarmi male. Perché, se lancio una polemica, non riesco quasi mai a trovare una smentita? Quelle poche volte che è accaduto non ho esitato a chiedere scusa...
Infine, dal mio punto di vista, io ti devo ringraziare ogni volta che entri in dialettica con me anche per esprimere opinioni (motivate) opposte... e di certo io non affermo che la pensiamo sempre in modo opposto.
Quindi non ti far problemi ad abbracciarmi anche se esprimi un pensiero diverso, così come non mi faccio (più) problemi io a mandarti un secondo abbraccio ed un grazie per l'arricchimento che porti al blog.
Buona giornata a te e "l'allegato abbraccio" :)
Mirella
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