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martedì 24 giugno 2008

NESSUN CONSOCIATIVISMO SUI PROTOCOLLI DI DIAGNOSI

Prenderla da lontano:
La teoria del Big Bang, Lemeitre ed i nemici del progresso (civile)
delle persone "trans"
(revisione del 25 giugno, ore 20.00)
Chi era Georges Esouard Lemaître? Non credo lo sappiano in molti, oltre gli esperti del settore.
Può aiutare la foto qui sotto a capirlo:



Georges
Esouard Lemaître
Studioso, fisico, matematico e... prete (1894 - 1966)
Già...
era un prete. La Chiesa Cattolica da sempre si è opposta alle conquiste della Scienza perché trovava sempre meno spazio per il suo Dio e casi di alchimisti prima, scenziati poi, finiti male, sono così tanti da scoraggiare chiunque ne volesse fare l'elenco (anche se probabilmente sul web si troverà qualcosa).
Georges Esouard Lemaître però era anche qualcosa d'altro. Uno studioso.
Quello studioso che per primo, proprio grazie alla comprensione della teoria della relatività di Einstein, formulò la teoria dell'Universo Dinamico e quindi "non statico". Quello che gli scienziati d.o.c. come Fred Hoyle (anche grande scrittore di Fantascienza) chiamarono per deriderla, la teoria del "Big Bang" (in assenza di spazio e tempo nessun suono era possibile, ovviamente). Anche lo stesso Einstein rifiutò la teoria di Lemaître. La rifiutarono a priori perché erano scienziati e, come tali, non potevano ammettere che l'universo potesse avere avuto un inizio.
Se lo avesse avuto, allora significava che forse, da qualche parte, si poteva inserire il concetto di forza divina, di Dio che diede il "via" a quell'infinitesimo punto da cui, sembra, tutto nacque. Non a caso la teoria di Lemaître non dispiaceva invece al Papa. Un universo "sempre esistito" (come sostenevano Einstein prima ed Hoyle dopo, con la teoria dell'Universo Stazionario). Piaceva ma non al punto da farlo diventare santo o comunque una persona da ricordare tra i cristiani.
La teoria del Big Bang, pur essendo ancora una teoria per quanto riguarda gli istanti iniziali dell'universo, è accreditata ormai come scientifica almeno su due basi:
tutte le galassie e l'universo stesso si sta espandendo e allontanandosi da un "punto centrale"; è stato trovato ed ascoltato il "rumore di fondo" costante dell'energia sprigionata in quel momento.
Il resto è più matematica ed estrapolazione. Anche la semplice logica ci dice però che, se ora l'universo si sta espandendo, nel passato doveva essere più piccolo. Portando alle estreme conseguenze il tutto, ad un certo punto, nel profondo passato cosmico, l'intero universo doveva "stare" in un "punto" grande come la più piccola parte di un atomo. E l'"esplosione" avvenne fuori dalle leggi universali che conosciamo perché quando tutto era un puntino, le forze cosmiche portanti, erano un unica "megaforza" che sconfiggeva le leggi nate dopo la loro separazione. Quando -sembra, la forza di gravità - si separò dalle altre (chissà perché, come, quando.. ed ecco che torna l'ipotesi di una "intelligenza superiore"), avvenne il Big Bang e l'espansione avvenne a velocità superiore alla luce (teoria dell'inflazione cosmica), il che spiegherebbe come sia possibile che l'universo abbia mantenuto ovunque una temperatura costante.
Beh.. teorie su cui ci si scanneranno per decenni.
Come quella che ipotizzava un ritorno della prevalenza della forza di gravità e quindi un nuovo ritorno al punto iniziale di tutto l'universo che avrebbe portato ad un secondo Big Bang. Una cosa per noi comprensibile.
Il Big Bang come un cuore che ad ogni battito crea un diverso universo.
Sembra invece che la materia sia poca per far sì che la forza di gravità possa vincere la forza centrifuga che allontana le galassie e che quindi, tra miliardi di anni, l'universo stesso sarà così grande e lontano
l'un "pezzo" dall'altro, che semplicemente si disgregherà nel nulla. Persino gli atomi non riusciranno più a stare insieme. Questo universo come "unico" spaventa le menti scientifiche e piace alle religioni figlie di Abramo, ovviamente.
Quindi Lemaître per decenni, pur avendo estrapolato la teoria più logica dall'altra teoria, più famosa, della relatività, non fu creduto per decenni. Anzi non fu creduto fino a quando l'uomo non si dotò di strumenti che furono in grado di dimostrare che effettivamente l'Universo si stava allontanando (Hubble... lo scienziato, ben prima del telescopio orbitante a lui dedicato)..

Perché Lemaître non fu creduto? Perché si preferì credere ad Einstein, nonostante sbagliasse? Perché non fu creduto proprio da scienziati di prim'ordine come Einstein od Hoyle?

La risposta è tristemente semplice: perché era un prete.
Inambissibile che fosse proprio un prete ad arrivare per primo all'intuizione dell'universo in movimento. Inammissibile che - guarda caso - un prete trovava una teoria che prevedeva "l'inizio di tutto", come, in un certo senso, dicevano le sue Antiche Scritture.

La verità? La verità ha fatto, fà ed ancora farà fatica a farsi spazio fino a che la Scienza avrà le sue fettine di prosciutto davanti agli occhi, le Religioni storiche i loro "prosciutti interi" davanti ai propri..

La verità può a volte essere scomoda per il nostro modo di pensare.
Può sconvolgere credenze e "affidabilità" su cui contiamo costantemente.
Soprattutto affidiamo la scoperta della verità alla Scienza o alla Religione, che però, entrambe (seppur con ben diversa difficoltà) rifiutano di voler vedere quel che supera i singoli preconcetti (per gli scienziati) o dogmi (per le religioni rivelate).
Gli studi sulla memoria cellulare fanno fatica ad affermarsi perché se le cellule hanno memoria, li hanno anche i singoli organi. Se questo fosse vero, si rivoluzionerebbe totalmente il concetto stesso del Corpo Umano che oggi vede un computer al centro (cervello) e tanti terminali diffusi nel corpo (organi o "sistemi"). Se la memoria cellulare fosse una verità scientifica, dovremmo immaginare il corpo come una serie di elaboratori di cui il cervello rappresenterebbe solo il più importante e deputato all'organizzazione
delle funzionalità dell'intera rete, ognuno dotato di una sua memoria volatile (diciamo una memoria ram) ed anche, probabilmente, di una memoria stabile (diciamo memoria rom). Quindi anche un cuore o un fegato contribuirebbero, con le loro memorie, a far funzionare il sistema, in una comunicazione di informazioni bilaterale e non unilaterale.
Questo fatto da solo spiegherebbe perché così tante persone trapiantate riferiscono ricordi (a flash e spesso collegati ad una memoria che ha interessato l'organo.. tipo la paura, per il cuore) estremamente precisi, della persona donatrice. La scienza bolla tutte queste persone come visionarie e fa presto.
Ma la memoria cellulare, prima o poi verrà accettata, se ci sarà chi avrà il coraggio di affermarla, studiarla e provarla. Stessa sorte alcuni studi su alcune potenzialità telepatiche fra gemelli. Come è possibile che gli studi di chi crede nella possibilità telepatica dimostrino che sia plausibile e quelli svolti da chi non ci crede, il contrario? Sempre e senza eccezioni? Il prosciutto davanti gli occhi sembra rispamiare solo rare eccezioni, spesso derise e minoritarie.

E accade in ogni ambito. Ed è questo il motivo di un così lungo preambolo.

Ci sono voluti quasi dieci anni perché io ed altre poche persone coraggiose, riunite in AzioneTrans, potessimo capire quel che il nostro prosciutto non voleva vedere.
Non potevamo ammettere a noi stessi che, fra i nemici dei diritti delle persone trans, fra chi ne ostacola una vita serena, dovessimo contemplare non solo la "società cattiva, sessista, maschilista, fascista e chi più ne ha più ne metta", ma anche le persone che "amorevolmente" si prendono cura "di noi": medici (nella fattispecie l'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere, più semplicemente ONIG) e - dolore dolore - quasi tutte le Associazioni nate con lo scopo di tutelare le persone trans.

Ci sentiamo un poco come Lemaître.... o come Galileo Galilei, notoriamente credente. Siamo preti o credenti dello stesso tipo di "missione, siamo un'Associazione Trans, ma abbiamo scoperto verità che erano comode per la nostra comune Chiesa (il movimento trans) fino a che le scoprivamo senza dichiararne (come fece Lemaitre con il Papa, affermando che la sua teoria nulla c'entrava con la religione) estraneità. Inoltre, come Lemaître, rischiamo di non essere credut* da chi sta fuori il nostro "movimento", proprio perché ne facciamo parte.
Cosa sta accadendo di questi tempi alle spalle anche di quelle persone transche vogliono informarsi?

E' noto che AzioneTrans ha preso delle posizioni chiare e l'una conseguente all'altra:
  1. vogliamo una legge che non consideri obbligatorio ogni intervento chirurgico non necessario alla salute psicofisica della persona, per avere documenti adeguati al proprio genere
  2. vogliamo azioni positive sulle Pari Opportunità fra i Sessi inclusive delle persone trans (come previsto dalla UE)
  3. vogliamo azioni positive contro lo stigma sociale sviluppatosi contro le persone trans a causa di sciocche credenze etiche e morali sbagliate
  4. vogliamo una totale privacy sul percorso di transizione (e si torna anche al punto1, ma non solo)
  5. vogliamo che la scienza si aggiorni e ammetta di non conoscere l'eziogenesi della condizione trans (al momento) che, come tale, può essere riconosciuta, ma che non vi è un solo presupposto scientifico per qualificarla come malattia psichiatrica
  6. vogliamo che le persone trans che sono vissute, anche parzialmente, prima del 1982, anno di approvazione della legge 164, abbiano diritto ad un risarcimento individuale per il danno subito dall'essere state trattate ben al di sotto di quanto previsto dalla "Dichiarazione Universale per i Diritti Umani".
  7. vogliamo che la nostra transizione sia a totale carico del SSN perché se è patologia cronica, come ci dicono, allora ne abbiamo diritto
  8. vogliamo protocolli di diagnosi e cura aderenti il più possibile allo stato dell'arte della conoscenza della nostra realtà e quindi non marcatamente psicoqualcosa se non per escludere patologie gravi psichiatriche che possano mimare, ma non essere, una vera distonia fra sex e gender (cosa che un discreto psichiatra può comprendere quasi sempre facilmente nel giro di pochi incontri)
  9. non vogliamo che le Associazioni assumano in sé "consultori" privati e convenzionati di diagnosi e cura perché ambiamo al SSN e non ai ghetti e perché, essendo finanziati pubblicamente, questi
    Centri rischiano di incorrere in un conflitto d'interessi fra finanziamenti e rapidità della diagnosi (qualcosa dovrebbe far riflettere tutti, dopo i recenti fatti di cronaca nera a Milano, in una "clinica convenzionata" dove il rischio di conflitto di interessi si è prefigurato nella sua forma più disastrosa e inumana. Altri conflitti possono esservi senza arrivare a quello scempio... ad esempio allungando i tempi della diagnosi,possibile grazie ai protocolli ONIG che tanto piacciono alle ALTRE ass.ni
    trans).
Se per i primi sei punti (talvolta con fatica) siamo riusciti a farci almeno capire dalle altre ass.ni trans (alcune esprimono ancora un certo disprezzo verso chi non possa o non intenda operarsi ai genitali), per il settimo, ben poco ascolto e per gli ultimi due - fondamentali per un inizio di transizione sereno - abbiamo
dovuto ammettere che, nemiche del cambiamento, si sono rivelate essere proprio le stesse associazioni trans, legate mani e corpo all'ONIG (ricordo che la vicepresidente dell'Onig è Marcella di Folco, quindi un'esponente storica delle Associazioni che, a nostro parere, serve più che altro a far sentire l'ONIG "a
posto
" con i suoi barbari protocolli diagnostici).

Abbiamo più volte parlato contro questi protocolli e l'anno scorso abbiamo anche agito con la - ormai famosa in queste pagine - lettera (che a giorni rispediremo in raccomandata con ricevuta di ritorno e tradotta in inglese per l'WPATH).

Ad un anno di distanza dalla prima nostra lettera, arriva una mail da parte "onig", di cui ho già parlato nel post precedente, ed anche da altre parti continuano ad arrivare segnali, telefonate, per cercare di individuare "il ventre mollo" di AzioneTrans. Ventre mollo che non esiste più, vista la nostra scelta di essere piuttosto in pochi, ma omogenei nel pensare cosa sia il miglioramento della vita delle persone trans. Infatti non chiamano la presidenza nazionale (me). Ma possono chiamare altre persone e le risposte saranno identiche, se le domande sono sempre le stesse.

Quali? Il concetto è semplice: l'invito ad addivenire ad un accordo (immaginiamo intermedio) fra le nostre richieste e la disponibilità dell'Onig a rivedere i propri protocolli.
Che domanda - mi si perdoni l'espressione, ma la cosa è così disgustosa da richiederla- del cazzo è mai questa?

Noi chiediamo l'applicazione di protocolli approvati internazionalmente da professionisti che si occupano (da sempre) della questione transgender e alla quale si piccano d'essere iscritti anche parecchi professionisti ONIG, e ci chiedono di "mediare"?

Si possono mediare gli aumenti salariali, gli orari di lavoro, ma un protocollo di diagnosi e cura che è lo Stato dell'Arte cui sono giunti insieme professionisti di tutto il mondo, perché non dovrebbe andare bene per l'Italia? Perché dovrebbe subire una "mediazione"? Le persone transgender italiane sono forse dotate di un handicap cerebrale presente solo nel nostro territorio? Lo provino e vedremo.
Chiediamo l'applicazione di protocolli che non abbiamo scritto noi e che in alcuni punti neppure condividiamo al 100%, ma che comunque sono "un altro pianeta" rispetto a quel pastrocchio italiano, illecito e, secondo noi, illegale, chiamato "linee guida" (omonimo di Standard) dell'Onig.

In realtà la disputa è così semplice e così squallida da non poter essere più taciuta (ed infatti abbiamo già iniziato, ma solo iniziato, a parlarne pubblicamente).
Su cosa vogliono che ci "ammorbidiamo"?
Semplice. I protocolli internazionali di fatto non prevedono la figura dello psicoterapeuta nella fase
"diagnostica" nella persona transgender adulta, se non come figura di accompagnamento o, in rari e ben specificati casi, come parere diagnostico da affiancare a quello del MEDICO (psichiatra).
I protocolli internazionali prevedono il passaggio dallo psichiatra fondamentalmente per due ragioni che, tutto sommato, condividiamo: escludere che dietro il "sentirsi donna" (o uomo) non vi sia un "sentirsi Napoleone" (schizofrenia, personalità multipla ecc.), che vi sia una chiarezza di cosa sia e di cosa non sia un percorso di transizione, senza quindi pensieri deliranti (sindrome border line della personalità grave), e che constati un coerente e persistente (basta l'anamnesi e la visita ed eventuali test) bisogno profondo di vivere nell'altro genere (o anche in un genere misto, specie nel caso delle persone intersessuate) rispetto al sesso biologico. Più tardi dovrà anche constatare la persistenza del desiderio di affrontare interventi chirurgici irreversibili di conversione dei genitali... il tutto slegato però dall'inizio della terapia ormonale che dà il via alla "transizione" vera e propria, attraverso l'intervento degli endocrinologi e della "terapia
ormonale" (TOS).
I protocolli, lo scempio organizzato dall'ONIG con il consenso di quasi tutte le Ass.ni trans conosciute per un bocconcino di fama o di consociativismo, prevedono invece una terapia psicologica PREVENTIVA della durata MINIMA di SEI MESI.

Minima e rinnovabile in eterno, di sei mesi in sei mesi. Questi protocolli prevedono quindi la possibilità di assenza di diagnosi per anni e anni.

Cosa potrebbero chiederci ora? A quali privilegi potrebbero rendersi disponibili a rinunciare ora che la paura che i loro protocolli vengano sottoposti ad enti sovrannazionali e clamorosamente bocciati, si fa largo? Possiamo immaginarlo. Un periodo di sei mesi di psicoterapia (sempre obbligatoria) non rinnovabile. Al termine della quale emettere una diagnosi obbligatoriamente.
Sarebbe un passo avanti? No, se i criteri per un "si" o un "no" restano così aleatori come oggi (fondamentalmente devi convincere lo psicologo) e pertanto non ci fermerebbe dal contestarli nelle sedi che prevederemo di chiamare in causa.

Perché è proprio il concetto di psicoterapia (che la chiamino "accompagnamento psicologico" è una burla.. se fosse accompagnamento non sarebbe in antitesi con l'inizio della terapia ormonale, ovviamente!) coercizzata se non proprio coatta, a non starci bene! Non sta bene a noi, ma neppure a qualsiasi ordine degli psicologi del mondo. Psicoterapia coatta è simbolo di fallimento automatico. Vero che si praticano colloqui psicologici con persone psichichicamente dichiarate fortemente instabili ed incapaci di badare a sé stesse (TSO), ma le persone transgender sono lontane anni luce da questa tipologia di sofferenza psichica. Sono persone che in genere sarebbero in grado di svolgere qualsiasi
lavoro e relazionarsi al mondo in modo naturale e semplice (semmai il problema nasce dalla deprivazione del diritto al lavoro e alla socializzazione priva di stigma sociale!!!).

A cosa mirano questi "contatti informali" che ci raggiungono senza mai coinvolgere la presidenza (come se fra presidenza e segreteria non vi fosse una coesione forte, che forse tentano - invano - di rompere) e che cercano "il compromesso"? Se mireranno a salvare consultori finanziati dallo Stato, a preservare posti di lavoro a psicologi e psicoterapeuti; se mireranno ad aumentare - per questi settori - finanziamenti (pubblici all'interno del SSN o da Governi Locali, come le Regioni), noi resteremo contrari come oggi. Chi paga e pagherebbe comunque le conseguenze di questi "protocolli"? Le persone transgender - che non hanno maggiori garanzie sulla conservazione del loro stato di salute psicofisico -ma devono semplicemente convincere lo psicologo di turno (sapessero quali bugie vengono sistematicamente raccontate... cosa ovvia se la psicoterapia è obbligatoria e prevede un premio o punizione finale, cioè la
diagnosi).

La legge obbliga anche chi non lo vorrebbe a sottoporsi a costosissimi interventi chirurgici sui genitali, pur di poter vivere normalmente (senza documenti coerenti, scordarsela una vita normale), si obbliga a percorsi psicoterapeutici infiniti (anch'essi costosi per lo Stato) e poi si fanno pagare le terapie ormonali necessarie alla transizione. Si spendono milioni di euro per risparmiarne qualche centinaio di migliaia. Almeno lo Stato sapesse fare due conti. Almeno "gli specialisti" sapessero che non sono poche le persone trans che si operano solo per avere i documenti (barbarie come il chirugo di Milano che toglieva i polmoni...).

Per questo le nostre richieste sono insindacabili e ben poco mediabili. Perché le abbiamo formulate già al minimo degli interessi delle persone trans e al massimo degli interessi (persino non legittimi) di alcuni movimenti politico-culturali).
La nostra proposta di legge sul cambio di genere e nome, ad esempio, unica al mondo, prevedeva che - nella ipotesi (ben rara) che DOPO la riassegnazione anagrafica, un neo uomo o una neo donna, diventassero genitori secondo il sesso di origine - perderebbero il diritto al nuovo genere raggiunto. Non c'è in Spagna né in UK questa regola, perché sanno quanto sia statisticamente irrilevante l'ipotesi che anche solo dopo sei mesi di castrazione chimica si possa tornare ad essere fertili nel sesso di origine. Ma noi accetteremmo questo (non altri) compromesso se serve a tranquillizzare certe morali dominanti nel nostro paese. Sia chiaro, si parla di figli avuti DOPO la riassegnazione e non PRIMA. Quelli restano e
devono restare perché la storia si può riscrivere e cambiare ma non cancellare, e dopo deve essere aperta totalmente la porta delle adozioni.

Non chiediamo la Luna ma la norma che vale nel mondo: vogliamo i protocolli della World Professional Association for Transgender Health. Niente psicoterapia coatta. Una indagine seria psichiatrica, soprattutto ad escludere altre cose, l'avvio della terapia ormonale a carico del SSN e l'eventuale intervento prima o dopo il cambio dei documenti e la privacy per trovare più facilmente lavoro e poco altro. I soldi risparmiati per quegli interventi sui genitali che oggi vengono eseguiti anche su una discreta percentuale di persone trans che ci si sottopone in fretta e furia solo per i documenti, e quelli risparmiati per le eterne cure psicoterapeutiche diagnostiche, potrebbero essere meglio spesi per l'inclusione della condizione trans fra le indicazioni dei farmaci ormonali tutti e, magari per autorizzare qualche intervento chirurgico "costruttivo", laddove la persona ne senta il bisogno per sentirsi adeguata nel nuovo genere (possono essere i genitali, o magari un seno, o magari una mascella da "levigare" perché troppo macha o l'eliminazione della barba ecc. ecc.). Soprattutto si spendano per i reparti di endocrinologia che magari possano ordinare qualche esame diagnostico in più (ad esempio la predisposizione genetica allo sviluppo di problemi associati alla coagulazione del sangue) e, perché no, qualche SERIA ricerca scientifica, se ovviamente su base volontaria.

L'Onig faccia quel che creda. L'Onig e i loro invitati ed associati: il MIT, la CGIL Nuovi Diritti, Libellula 2001 e quant'altro. Noi non siamo iscritti all'ONIG (per scelta) da sempre: non tendiamo al consociativismo, so sorry.
Si collabora ma ognuno al suo posto. Se ci vogliono invitare, andremo. Ma non sarà questione fondamentale. Quel che valuteremo sarà il risultato del parto dell'Onig. Tanto più si distanzierà dai protocolli internazionali, tanto più ci porterà verso una pur odiosa battaglia che ci vedrà contro anche altre ass.ni trans (peraltro una scelta suicida fatta già da tempo perché non stiam a certi giochi e risultiamo"scomodi", rompiballe ).

Il nostro interesse sono i diritti e la qualità di vita delle persone trans, non delle persone trans inserite nelle associazioni a livello di vertice.
Nè ci interessa poi molto sopravvivere agli obbiettivi che abbiamo elencato.
Raggiungendoli, potremmo sentirci ben bene appagati ed avvicinarci velocemente alla "pensione militante" per una vita più tranquilla e serena dove magari trovare il tempo di scrivere qualche libro, come altre persone fanno, senza però curare bene gli interessi delle persone di cui scrivono.
Infine due necessarie precisazioni:
  1. Questo dibattito è interno al movimento trans e non vuole coinvolgere coercitivamente i movimenti gay e lesbico (se non per convinzione maturata)
  2. La contrarietà ai trattamenti psicoterapeutici è riferita all'uso di questi come metodo diagnostico. Nulla in contrario all'aiuto della psicoterapia, laddove sia volontaria e slegata dalla diagnosi. Laddove sia quindi un accompagnamento alle difficoltà della transizione e non una conditio sine qua non per arrivare alla terapia ormonale
  3. promuoviamo, sempre per chi lo desideri, oltre la psicoterapia, i Gruppi di Auto Mutuo Aiuto con facilitatori pari.
Mirella Izzo
presidente AzioneTrans
Genova, martedì 24 giugno 2008

3 commenti:

Unknown ha detto...

Sono completamente d'accordo con Te, Mirella. Sono d'accordo su ogni frase, parola, sillaba, vocale, punto e virgola del tuo scritto. India

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

andare avanti nudi e puri, senza compromessi.
condivido l'articolo.


Vittoria