STORIE DI ORDINARIA FOLLIA QUOTIDIANA
Il Maestrale infuria oggi da queste parti. Il vecchio palazzo in cui
vivo, con finestre antidiluviane e persiane che non isolano fanno
fischiare le finestre. Non c'è calorifero che tenga in giornate come
queste dove l'aria passa da ogni dove. Sono a letto intorno alle 13 a
guardare Inter Parma con scarso interesse e con Milky vicina a me al
calduccio.
Improvvisamente un rumore fortissimo che fa tremare i
pavimenti (di canniccio) dell'appartamento. Dopo pochi secondi ancora.
Capisco subito che il rumore proviene dalla casa ma non
dall'appartamento e che il rumore è di qualcosa di pesante che sbatte.
Mi affaccio alla finestra, mettendo a rischio le "correnti interne" in
appartamento e vedo, al piano di sotto, da un appartamento non abitato
sottostante, le persiane e le finestre che sbattono fortissime ogni
volta che il vento aumenta improvvisamente. L'aria gira ed entra anche
dalla porta di casa, uscendo dalla porta del piano di sotto, entrando
nella tromba delle scale e muovendo l'aria. Che fare? Nessuno abita là.
Sto in un condominio dove sono tutti proprietari eccetto me che sono
affittuaria. Non ho la più pallida idea di chi sia la proprietà
dell'appartamento. Anche perché è cambiata da poco. I nuovo proprietari
volevano fare un "loft" al terzo piano di una casa di inizio secolo
costruita con travi di legno, pietre e "canniccio", tirando giù muri
portanti ed è scoppiato un casino. Solo nell'appartamento dove vivo,
dopo questi improvvidi provvedimenti (gioco di parole voluto) due porte
non chiudono più e si sono formate nuove zigzaganti crepe. La cosa
meravigliosa è che la proprietaria è ARCHITETTO!!!!!!! Forse era meglio
studiasse ingegneria? Una lite tra condominio e nuovi proprietari. Loro
che abbandonano il progetto - dopo la verifica che i danni c'erano - e
poi io non ne so più nulla.
Questo per dire che non corre "buon
sangue" tra i proprietari delle altre case e quelli dell'appartamento
abbandonato e vuoto nel quale stanno sbattendo con clamore le finestre.
Per
esperienza personale so che possono cadere giù, come minimo, i vetri.
Sotto la strada un passaggio per le persone e tante auto posteggiate.
Difficile passino persone ma le auto sono pronte ad accogliere,
sfasciandosi, legni e vetri e quant'altro possa uscire da quellla bocca
spalancata e vorticosa.
Attendo qualche minuto: mi aspetto che
altri si affaccino e che chiamino i proprietari o l'amministratore o
chissà chi. Silenzio assoluto. Il palazzo sembra disabitato.
Non aspetto altro tempo e chiamo il 115. Spiego il problema e rispondono che provvederanno.
Nel
frattempo le persiane continuano a sbattere e ogni volta temo di
sentire il rumore di uno schianto. Anche Milky non è tranquilla. Non
resta che attendere. Ogni tanto guardo dalla finestra per vedere se
altri avessero chiamato e provveduto, per fermare l'allarme ai vigili
del fuoco (eravamo rimasti d'accordo così).
Finalmente suonano al
portone. Apro loro e scopro che non passeranno dalla porta
dell'appartamento ma si caleranno dalla mia finestra che è giusto sopra
quella che sbatte.
Avrei potuto non chiamarli: la casa ora è un
"cesso"... disordine dappertutto e non scopo da giorni... "ciliegina
sulla torta", Milky ha appena fatto la cacca sul suo pannolone in bella
vista, proprio mentre entrano i "pompieri".
Il "capo" ha bisogno di sapere il mio nome per questioni burocratiche.
"Eh... che casino... beh... All'anagrafe mi chiamo XXXX, nella vita Mirella". Non faccio tempo a terminare di parlare che mi dice subito che ha capito e si scusa. Io gli rispondo: "sapesse quante volte devo affrontare questa situazione". "Immagino"
mi dice. Da quel momento in poi seguo le pericolose operazioni dei
vigili. Lui non lavora ma mentre gli spiego perché ho chiamato e perché
ho atteso qualche minuto mi dice: "Vede, lei ha fatto una cosa che dovrebbe essere considerata normale... ma oggi lei è l'eccezione... La gente se ne frega". Generalizza.
Non c'entra più la lite tra proprietari ma è proprio il clima che si è
diffuso in Italia. Un clima che faccio fatica a sentire reale nonostante
siano ormai decenni che ha pervaso questo paese nel quale sono
cresciuta nei pochi anni in cui si voleva la fantasia al potere, la
solidarietà come valore minimo essenziale di una comunità. Rispondo che
mi dispiace sia così ma che me ne ero già accorta di questo clima
assurdo del considerarsi isole autosufficienti (fino a che tutto va
bene) salvo poi capire che da soli non si va da nessuna parte (quando le
cose vanno male).
Mi viene in mente il Governatore del Veneto che
chiede (giustamente) un aiuto a tutta Italia per le alluvioni che hanno
messo in ginocchio un paio di province ma che fino al giorno prima
urlava il diritto a che i soldi del Veneto restassero al Veneto senza
solidarietà tra fortunati e sfortunati (talvolta anche tra più e meno
meritevoli che però non hanno fatto comunque nulla di male... non tutti
si nasce "migliori", altrimenti non esisterebbe neppure la parola, no?).
Mi
viene in mente la scarsa sindacalizzazione dei giovani che ok hanno i
contratti precari ma se si organizzassero bene, potrebbero fermare
l'Italia. Fermarla del tutto. Ma non si sindacalizzano perché poi magari
perdono quel piccolo favore d'orario o di chissà che, che sono
riusiciti a strappare al "padrone di turno".
Mi viene in
mente l'ipocrisia e il vomito che mi causa doverla affrontare da
handicappata, cioè incapace di fare quel che ho fatto per una vita a mio
costo e pericolo: ribellarmi. Non mi sono arricchita a ribellarmi ma
quando morirò io e pochi altri sapremo che la mia esistenza ha avuto
almeno qualche utilità: migliaia di ex ragazzi assunti dalle Poste
Italiane sono state assunte per merito mio e di pochissimi altri quando
come sindacato Cobas abbiamo fatto cause in tutta Italia, vincendole
tutte, per i "trimestrali" che da sempre vennivano usati dallle "poste".
Che alcune cose in ambito trans sono migliorate un poco sia nella
percezione generale, sia nella disponibilità di qualche Centro in più e
ben funzionante e altre piccole cose - aiuti individuali per tante
transizioni - che non elenco per non tirarmela più di tanto.
Mi
viene in mente che contro di me (la mia minoranza di chi crede nel
"taking care") vi è una maggioranza schiacciante di indifferenza. Quella
che ho visto mentre ero stesa per terra in via XX Settembre perché ero
caduta e male, con l'eccezione di 2 persone che si sono fermate e una
che mi ha aiutata.
Quelle tante cose che non ho visto ma ho letto o
sentito di indifferenza assoluta verso persone morenti (e non parlo di
chi proprio le provoca perché è altra cosa ancora, quella).
Ho
chiamato i pompieri non certo per il condominio... Non certo per
l'amministratore (una volta che lo chiamai mi rispose che lui rispondeva
solo ai proprietari perché è pagato da loro e non lo chiamerò mai più
neppure se prendesse fuoco tutta la sua casa), non certo per i
proprietari in guerra (faccio eccezione per il proprietario che mi
affitta che è fuori da sti giochi e li odia quanto me). L'ho fatto
perché è ovvio che un pericolo è un pericolo e tutto il resto è
secondario!
Bene.. ho salvato sicuramente qualche automobile che
si sarebbe ben ben danneggiata. Neppure lo sapranno. Frega un cazzo,
alla fine... la mia paura era che potesse passare qualcuno mentre cadeva
un infisso.
E mi chiedo: ma altri che erano in casa non ci hanno
pensato che il rischio di fare danni irreparabili alle persone è
superiore alle beghe di condominio (pur giustificate in questo caso)?
(Serie: Storie di ordinaria follia collettva 1)
Mirella
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