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mercoledì 1 ottobre 2008

GenovaPride: critiche alla forma e silenzio sulla sostanza?

NOTA BENE: IL DOCUMENTO CHE SEGUE E' DI MIRELLA IZZO ED ESPRIME OPINIONI A TITOLO PERSONALE, NON DISCUSSE NEL COMITATO GENOVAPRIDE.

Sono passate settimane dall'invio a tutte le associazioni presenti sul territorio italiano con finalità di tutela e promozione delle persone lesbiche, gay, transgender, bisessuali, di una lettera di invito all'adesione al Pride genovese.
Ancor prima della nostra lettera, appena si è fatto il nome di Genova (l'ha fatto per primo Arcigay, quindi doveva esserci qualcosa di male, a priori), sono rimasta un po' stupita per le infinite reazioni su infiniti blog LGBT, contro i metodi di scelta della città di Genova, per il Pride. Non voglio neppure entrare nel merito di queste critiche. Qualcosa nella comunicazione, è sicuro, non ha funzionato benissimo, almeno nei primi giorni.
Quindi, in un certo senso, io stessa condividevo tutte le perplessità espresse, tranne quelle che imprimevano il marchio della "malafede" di Arcigay Nazionale, peraltro ignorando con grande nonchalance le associazioni locali, le vere promotrici del Pride.
In ogni caso, ok, in parte queste critiche potevano avere una ragione di esistere. Forse potevano essere più espresse come perplessità, in attesa di sviluppi (che seguiranno la prassi normale della candidatura e della discussione generale).
Quello che invece mi lascia davvero incredula è l'assoluto silenzio, direi quasi la censura, dell'unico documento ufficiale del Comitato Promotore. Eppure in esso vi erano molti elementi di sostanza, alcuni dei quali decisamente innovativi. Elementi di proposta, ovviamente, ma che in qualche modo potevano dare un segno alle altre Ass.ni di cosa le associazioni promotrici, volevano fare del Pride, se acccettato a Genova.
Fin dall'intestazione, Genova ha proposto delle novità importanti, che adeguerebbero il Pride Italiano a quelli internazionali più avanzati.
Da "Gay Pride" a "Pride GLBT" (anche se spesso chiamato comunque "Gay Pride" dai media), con il 2009, la nostra proposta dava un nuovo significato al Pride (nuovo per l'ITALIA). Parlando di Pride LGBTQI, quindi inserendo Queer ed Intersessuato (o Intersessuale) al Pride, segnalavamo la necessità di allargare gli orizzonti. Il movimento Queer, per quanto poco diffuso in Italia, non è del tutto assente ed ha portato - dopo il movimento transgender (quindi non più transessuale) - un grande contributo "teorico/pratico" al movimento. La destrutturazione degli orientamenti e dei generi, la libertà di essere anche al di fuori degli schemi classici della transessualità o dell'omosessualità stereotipate, la rottura con schemi rigidi di concezioni di omosessualità versus eterosessualità e di transessualità versus il dualismo "maschio/femmina", non è poca cosa e soprattutto risponde ad una realtà in crescita.
E' sufficiente frequentare locali e associazioni che si riferiscono al nostro ambiente, per verificare l'incredibile aumento (specie fra le nuove generazioni) di uomini e donne che non si definiscono rigidamente "omosex" (ma neppure bisex, quanto piuttosto pansessuali o che scelgono la persona come partner a prescindere dal loro sex o gender) e di "trans" che non intendono aderire al dualismo "maschio versus femmina" e piuttosto si sentono "two spirits" (nella tradizione dei nativi americani), quindi transgender, quindi non classificabili come neo donne o neo uomini stereotipati.
Inserire Queer nel Pride, avrebbe almeno potuto aprire una discussione. Invece silenzio. Genova si è proposta non democraticamente (in realtà non è così, a chi interessa di imporre un Pride alla nazione?) e questo basta. Nel merito neppure ci si entra. Genova = il Babau.
Ugualmente, avrebbe dovuto almeno suscitare curiosità, l'inserimento dell'Intersessualità. Certo un tema meno conosciuto in ambito gay e lesbico, ma che, spiegato (e ci sarebbe piaciuto farlo di fronte a domande di approfondimento), farà capire quanto questa realtà sia maltrattata in Italia e quanto sia vicina alla realtà trans.
Ma non sono solo nel nome le "novità" proposte al movimento.
Abbiamo indicato (come il dito che indica la luna) alcune priorità dimenticate nei Pride precedenti, o che sono diventate di attualità recentemente.
Abbiamo cercato di non comprimere la capacità di elaborazione culturale del movimento sulle sole battaglie delle "coppie" o del "riconoscimento di genere". Siamo portatori di più valori e più istanze. Semmai sarà poi politicamente che gestiremo le priorità, insieme. Ma in un documento di intenti, è bene che vi siano tutte le nostre elaborazioni e istanze.
Abbiamo proposto più attenzione alla gentiorialità LGBT, abbiamo proposto la gratuità e protocolli medici non illeciti per la transizione di genere, abbiamo anche proposto che lo Stato risarcisca quelle persone transessuali e travestite (dove esistevano anche gay effemminati) che, prima della legge dell'82 subivano trattamenti gravissimi, non per azioni compiute, ma per il fatto di essere quel che erano. Carcere, confino, perdita dei diritti civili, impossibilità ASSOLUTA a trovare un lavoro, ecc. Persone che hanno perso la salute fisica e mentale per essere state talvolta rinchiuse in manicomio... Una battaglia che dovrebbe onorare tutte e tutti. Di ogni scuola o tendenza o orientamento politico.
Abbiamo dato "corpo" al messaggio generico di "occuparsi di intersessualità" presente nelle precedenti piattaforme, con una rivendicazione che appartiene a tutto il movimento intersessuato mondiale (e se in Italia questo movimento non esiste, ci sono delle ragioni altrettanto gravi e che ci sarebbe piaciuto raccontare), con una proposta di divieto di attribuzione di sesso alla nascita di queste persone, attendendo lo sviluppo psicosessuale della persona ed anche l'eventuale scelta di genere e orientamento sessuale, in età adulta.
Vi sono altre proposte importanti, ma mi fermo qui perché già quelle elencate sono così rilevanti da risultare incredibile ai miei occhi, il silenzio del movimento LGBT nazionale ad ogni livello.
Inoltre, l'ultimo punto delle nostre proposte è un "..." come ad invitare chiunque all'elaborazione di altre proposte. Un manifesto deve essere completo e spiegare i "perché" della bontà delle nostre istanze. Ci aspettavamo un avvio di un dibattito sui contenuti, a prescindere dalla collocazione geografica del Pride. Silenzio assoluto.
Un silenzio assordante e triste. Certo c'è ancora da discutere se Genova è gradita o meno (dovrebbe essere sgradita? Ci sono altre candidature, a parte chi vuole il Pride solo e sempre a Roma e che renderebbe impossibile ai gay, alle lesbiche, alle ed ai trans "di provincia" di essere un giorno al centro del "mondo"?).
A Roma ci saranno pure le istituzioni (chiuse di Sabato e Domenica), ma, lo ripeto, una manifestazione a Genova, nel 1960, ha fatto cadere un governo (Tambroni), le proteste di Vicenza sulla base USA ha dato enormi spallate al governo Prodi, le manifestazioni contro la TAV raramente si sono svolte a Roma e potrei continuare con quelle sulla "spazzatura" e via via, quasi all'infinito... tipo il G8 di Genova, per rimanere a Genova.
Forma e sostanza. Figlie della disputa "ideologia/pragmatismo".
Quel che resta, se le cose non cambiano, è il gusto, il sapore di un movimento bloccato, inerte, incapace di dare corpo a istanze ormai di facciata, dietro cui in realtà scorrono lotte di egemonia che le nostre persone di riferimento (che sono almeno due milioni, non le poche centinaia di migliaia iscritte alle Ass.ni) non capiscono e non capiranno mai.
Anzi, mi correggo. Capiscono benissimo e ci abbandonano. Tutti. Dalle ass.ni antagoniste a quelle sindacali.
Se è questo che si vuole, si vada avanti così. Io mi defilo e con me, credo tutta AzioneTrans.
So che presto tutto il movimento sarà invitato a discutere la nostra candidatura. Noi ci siamo presentati (e intendo con noi: Le Ninfe di ArciLesbica, Crisalide di AzioneTrans e L'Approdo di Arcigay) con un primo documento. Farne un secondo dopo questo silenzio assordante... beh.. a titolo personale... a me passa la voglia...
Auspico di cuore che la questione "location" (come è di moda dire ora) si risolva e si entri nel merito delle proposte. Anche per provare a diventare credibili, tutte e tutti.
Mirella Izzo
Crisalide AzioneTrans - Genova