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domenica 25 maggio 2008

AUTOBIOGRAFIA

Autobiografia 1959 - 2000
DISCLAIMER

L'autobiografia, per il 1999 è stata scritta alla fine di quello stesso anno, con alcune revisioni effettuate nel 2006 (in rosso) in attesa di una rivisitazione attualizzata (e c'è proprio molto da attualizzare!)
Volli racontare la mia esperienza personale riguardo la mia "Identità di Genere", la mia infanzia, la mia transizione. Molte delle cose immaginate o progettate in queste pagine non sono poi accadute. La vita ci sorprende sempre, nel bene e nel male.
Se la mia vita precedente alla transizione - autobiograficamente piena zeppa di eventi, storie ai limiti del verosimile - non ha una grande essenza da raccontare, gli anni dal 1998 ad oggi - pur con minor numero di "accadimenti" - possiedono una profondità che richiede un po' di tempo per essere raccontata degnamente. 
L'autobiografia per l'anno 2001 è invece stata "ricostruita" a memoria, nel 2006

Il tempo: giusto quello che faccio molta fatica a trovare proprio a causa di quanto avvenuto dal 2000 ad oggi, ovvero il non raccontato. 
Prima o poi, spero di terminare il lavoro, attualizzandolo di tanto in tanto.

Autobiografia 1999 (revisionata in rosso, marzo 2006)              

       
INFANZIA

       
"Fin dall'infanzia amavo sentirmi una bambina e vestivo gli abiti di mia madre…." …No.. non funziona… sebbene così – più o meno – inizino le biografie di quasi tutte le amiche e sorelle sul web… questa NON è la mia storia… Mentirei a me stessa e a voi…
In realtà io sono stata un bambino ultrasensibile, magrolino (stuzzicadenti, mi chiamavano), di intelligenza precoce (imparai a parlare e a leggere con largo anticipo sulla media – ebbi invece qualche difficoltà in più nell'essere a mio agio nel deambulare, il che è tipico del diverso sviluppo cerebrale femminile rispetto a quello maschile più rapido nell'apprendere "il movimento") e soprattutto molto fragile… In me – è vero - non erano presenti già allora quelle tipiche caratteristiche maschili che differenziano i maschietti dalle femminucce… Non avevo forza fisica, odiavo l'imporsi violento (le tipiche scazzottate tra bambini), ero un bambino molto assennato, odiavo tutti i giochi aggressivi e le torture agli animaletti (tagliare le code alle lucertole per es.) che molti miei coetanei praticavano con piacere per conoscere ed esplorare il mondo circostante.  
Ero invece un bambino LOQUACISSIMO. A scuola, nelle elementari ero molto bravo in italiano e comunque sempre tra i primi della classe… Ero anche molto cagionevole di salute e soffrivo di violentissime cefalee… 
Fino ai 6 – 7 anni di età nei giochi con i coetanei avevo grandi difficoltà… Le tipiche manifestazioni aggressive, spesso violente che animano i giochi d'infanzia maschili mi trovavano impreparato e mi ferivano tantissimo. La competitività poi mi mandava letteralmente in crisi. Io mi rifugiavo spesso, piangendo, dalla mamma… che ovviamente mi lanciava i messaggi tipici che si danno ai bimbi maschi: "cosa sei una femminuccia? Vai e fatti valere!", il tutto spesso accompagnato da uno schiaffo, con il risultato finale di averle "buscate" dai coetanei prima e dalla mamma dopo. 
Nonostante tutto questo… io non ricordo di avere mai desiderato in quell'età di essere una bambina… Sentivo il disagio di essere maschio, ne soffrivo ma ero soprattutto un bambino ubbidiente per cui cercavo con tutte le mie forze di accontentare le aspettative dei miei genitori e di costruirmi una identità maschile che – oggi lo so - non avevo, comunque non amavo e che mi costringeva a sforzi innaturali a vere e proprie violenze autoimposte . Ma dato che ero un bimbo molto intelligente ci riuscii… Intorno ai 7 anni la mia famiglia traslocò dal Centro della mia città, verso un quartiere periferico in cui era possibile scendere in strada x giocare… C'era una montagna di bambini e bambine . Tutti insieme a giocare in spiazzi, cortili, strade ed anche qualche prato… Fu in quel periodo che imparai a trasformare le mie debolezze in forza… 
Pur essendo il bambino più magrolino e fragile tra gli amichetti della mia compagnia, divenni molto presto il loro leader… La mia capacità affabulatrice, la mia naturale attitudine ad intuire le psicologie degli altri mi fecero sviluppare una buona abilità manipolatrice.
Finalmente riuscivo in qualche modo (ed utilizzando armi tipicamente femminili) ad essere un buon maschietto agli occhi degli altri e ben piazzato nella stima generale e dei miei genitori. Ma quale immane fatica!!  

        I GIOCHI
         
       
Io adoravo il gioco del calcio, ero anche bravino… Neanche a dirlo le mie capacità maggiori erano già allora una buona visione del gioco e precisione nei passaggi… Non mi interessava tanto fare i gol (pentrare?) quanto gli "assist". Godevo nel preparare le cose più che finalizzarle. Giocavo anche con i soldatini, come un bravo bambino… anche se ricordo bene che ciò che mi appassionava non erano tanto le "guerre" le "sparatorie" (che "regolavo" in quattro e quattr'otto) ma gli scenari e le trame che creavo… Mi servivo di cartine geografiche ed immaginavo paesi conquistati e vincenti.. con tutte le conseguenze politiche per la popolazione… le donne e i bambini.. Incredibile per un bimbo di 6-8 anni? Giuro che è vero. Gli scenari dicevo. Ecco gli scenari erano la base di un gioco bellissimo, che mi faceva spesso venire i brividi e che praticavo prevalentemente con un mio cuginetto. Chiamavamo questo gioco "I film" e consisteva nel creare in tempo reale un film.. una storia nella quale a turno interpretavamo tutti i personaggi.. uomini o donne che fossero. Creavamo delle storie bellissime! 
Ricordo anche una fantasia che facevo intorno ai 6 anni sempre con mio cugino… Lui faceva la mucca nudo ed io il vitellino che succhiava il latte… ed ovviamente le mammelle a cui mi attaccavano erano in realtà il suo pisello… Mi abbandonavo spesso a questo sogno.. ma non ho mai avuto il coraggio di proporlo e di viverlo.
     
 LA PREADOLESCENZA / LE BAMBINE
Da bambino io fui perdutamente innamorato di una sola fanciulla - Cristina il suo nome - e non fui mai contraccambiato
Lei era la più bella, la più corteggiata da tutti (e non si "concedeva" mai a nessuno… e per "concedeva" intendo quei giochi fatti di bacini e carezze tipici degli innamoramenti infantili) ma mentre i miei amichetti si consolavano facilmente con girls più disponibili, io mi struggevo d'amore per lei… Lei era il mio ideale di femminilità.. amavo guardarla, starle vicino e segretamente la invidiavo (pur non pensando ancora me al femminile…). 
 
Lei era bella, regale e si muoveva con grazia… Io un maschietto brutto, sgraziato e infelice. 


         
L'ADOLESCENZA / LE RAGAZZE                    

Ho avuto uno sviluppo piuttosto precoce…. 
Ricordo che la prima volta che eiaculai fu per caso e mi spaventai moltissimo. Avevo 10 anni, forse qualcosa di meno, Ero a letto e mi toccavo e sentivo caldo e piacere.. ad un certo punto uscì il mio primo sperma e io credetti di avere "rotto qualcosa" dentro… Una paura incredibile.. tanto che volevo andare a dirlo a mia madre… Poi prevalse la vergogna. Ebbi un'adolescenza difficilissima… piena di emicranie e di un disagio costante e inspiegabile a cui non sapevo dare un nome.  
Non ricordo felicità in quegli anni. Le ragazze mi piacevano, mi attiravano irresistibilmente ma non ero assolutamente capace di pormi nei loro confronti come di solito le ragazze si aspettano. Ero un ragazzino timido, profondo, assolutamente prematuro rispetto ai miei coetanei ed altrettanto incapace di competere con gli altri maschietti ai loro livelli. Se mi piaceva una ragazza che piaceva anche ad un altro.. beh, per me era finita. Odiavo fare il "galletto", mettermi in mostra, farmi vedere.. Tutte quelle cose che fanno i ragazzi e quindi mi ritiravo di buon ordine. Le mie fantasie non erano quasi mai strettamente sessuali ma romantiche e dolci. Inoltre sognavo di essere io corteggiato, odiando letteralmente ogni sorta di situazione competitiva  

Intorno ai 13-14 anni ebbi però una svolta molto importante nella mia vita. Probabilmente il testosterone in circolo iniziò in qualche modo ad agire in me, seppur in modo distorto, alla fine persino "velenoso", intossicante
Mi ribellai. 
Da bimbo mansueto passai in poco tempo ad essere un "ragazzo" ribelle… Sognavo le comuni hippy, l'amore libero, l'abolizione del concetto del possesso e della proprietà privata… Sognavo un mondo ideale dove la competitività fosse bandita… A 14 anni progettavo già di andare a vivere in comune con i miei amici… Ovviamente non realizzai, ma fui l'unico che provò almeno a contattare qualche agenzia immobiliare…


Sempre a 14 anni scoprii il fascino dell'"allargamento dell'area della coscienza" (per dirla alla Gingsberg)… Il primo fumo che entrò nei miei polmoni non fu una sigaretta ma uno "spinello". Intorno ai 15-16 anni provai anche per una decina di volte l'esperienza con LSD. 
Scoprii la politica e iniziai a 14 anni la mia prima militanza politica: militanza con gli anarchici. Dopo gli anarchici venne il movimento "underground" e "Re Nudo"… e fu proprio grazie a Re Nudo che mi innamorai perdutamente di quello che allora si chiamava Bhagwan Shree Rajneesh e che ora è conosciuto come Osho (Rajneesh). Volevo a tutti i costi diventare sannyasin (arancione) e andare a Poona in India a trovarlo… ma ero minorenne… 
Nel frattempo le mie personali esperienze con le ragazze erano ancora a quota ZERO. Sempre in quegli anni scoprii casualmente l'esistenza del transessualismo attraverso le solite riviste pornografiche… Fu una vera e propria attrazione fatale. Diventai cliente di una transessuale che ero ancora minorenne… Ricordo che lei era molto felice ogni volta che mi vedeva e la terza volta che andai da lei ebbi il mio primo rapporto passivo (su sua richiesta)… Mi piacque molto. Continuai comunque ad avere i miei desideri eterosessuali e a 18 anni ebbi la mia prima ragazza… e fu un mezzo disastro. Per arrivare al mio primo rapporto sessuale completo dovetti aspettare fino ai 20 anni circa.
           
LA GIOVENTU' / L'ESAURIMENTO
                 
Intorno ai 17 anni caddi in un profondo esaurimento nervoso: sindrome d'allarme e depressione ansiosa la diagnosi. Iniziai ad assumere psicofarmaci. Un neurologo di scarsissimo valore (ma oggi è un Professore stimatissimo con parcelle da 150-200 € a visita) mi curò con psicofarmaci a base di Sulpirirde e benzodiazepinici. 
La cosa curiosa è che, di norma, la sulpiride non viene prescritta ai maschietti… Difatti circa un anno dopo l'inizio della terapia ebbi una ginecomastia monolaterale… (mi crebbe una tettina insomma!). Allora, in piena confusione mentale e con ansie che mi impedivano letteralmente di godere di qualsiasi cosa, vissi questa esperienza come in una nebbia sfocata. Ricordo però che ogni tanto guardavo questo piccolo seno (molto dolorante) con una certa tenerezza. In ogni caso, l'esimio psichiatra non mi sospese la cura ma mi fece assumere un prodotto antiprolattinemico. La lotta interiore fra la mia fragilità interiore e la necessità di essere forte e "volitivo" iniziava a diventare significativa dentro di me ed a formare quel mix caratteriale che ancora oggi mi porto dentro. A comprova della mia voglia di prevalere sulle mie debolezze, nel pieno della mia dipendenza farmacologica, a 24 anni riuscii finalmente a prendere il sannyas e divenni discepola di Osho col nome di Swami (prefisso riservato ai maschietti!!) Shanti Prashna (pace attraverso la ricerca). 
L'anno successivo addirittura affrontai un viaggio in assoluta solitudine fino  in Oregon a Rajneeshpuram a trovarlo.  
Tornato dall'Oregon tutto crollò intorno a me… Il mio settennale esaurimento nervoso, tenuto sotto controllo fino ad allora con gli psicofarmaci, crebbe fino al punto di sopraffarmi. Finii ricoverato in una clinica per le malattie nervose… 
Nel frattempo avevo conosciuto una ragazza.. La ragazza più "sbagliata" che potessi trovare per me… ma il mio stato di prostrazione e fragilità fece sì che mi ci attaccai fortissimamente. 
Nella clinica mi torturarono facendomi letteralmente impazzire o quasi e al settimo giorno scappai via senza uno straccio di terapia.
Ero uno zombie.
Coltivando l'amore per questa ragazza, iniziai una psicoterapia che mi aiutò un poco. Un anno dopo, nonostante forti conflittualità nel modo di intendere proprio la vita di coppia, mi sposai. Pochi mesi dopo la rottura del cordone ombelicale con mia madre, quasi magicamente, guarii dalla depressione. Abbandonai gli psicofarmaci presi per 7 lunghissimi anni senza quasi accorgermente.. semplicemente iniziando a dimenticarmene. Da allora non sono  più ricaduto in una crisi depressiva patologica fino ad anni molto più recenti, durante i quali ho dovuto superare prove che penso avrebbero piegato quasi chiunque.


IL MATRIMONIO / LA NASCITA DI MIRELLA
                   
Fu un disastro. Nulla ci univa. Lei cattolica integralista e di rigida morale, io "arancione" ribelle e "amorale"… Lei diffidente e sospettosa, io un "uomo" aperto e quasi vulnerabile… 
Sessualmente ci allontanammo ben presto. Io, da uomo, mi sono sempre stancato presto delle donne dal punto di vista sessuale… Una volta che le "assorbivo" dovevo cercarne altre… 
Il mio "vampirismo" nei confronti delle donne era il primo eloquente segnale del mio "problema di genere".  
Cercavo le donne non per godere dei loro corpi e della loro personalità ma per introiettarle. 
Erano le mie bambole su cui proiettare la mia femminilità (esattamente quello che fanno le bambine giocando). 
Cercavo sempre di convincerle a vestire, truccarsi e comportarsi secondo il mio modello di femminilità e barattavo sempre molto volentieri il mio poterle agire come avrei voluto agire me, con  la gestione della mia mascolinità che ben volentieri adeguavo al desiderio della mia compagna, non avendone una "mia propria". 
La mia innata capacità di comprendere l'intimo femminile mi portava regolarmente ad un discreto succcesso iniziale con le donne le quali regolarmente, agli inizi del rapporto, mi dicevano frasi del tipo "non ho mai incontrato un uomo come te, che sa capirmi così intimamente". 
Questa situazione cambiava però nel tempo e ciò che prima era vissuto come un pregio, presto o tardi diventava un difetto. Regolarmente venivo alla fine lasciato con frasi che mi facevano capire quanto il mio comprenderle a fondo, fosse alla fine un difetto, perché in qualche modo la mia femminilità psicologica metteva in crisi la loro (in fin dei conti ero io la persona bugiarda, loro erano donne etero che cercavano un uomo, un "differente da sé" non solo fisico, ma anche psicologico). 
Inoltre la mia capacità di "vampirizzarle" proiettando su di loro la "mia" femminilità risultava insopportabile. Nessuna persona rinuncia a se stessa per impossessarsi dell'altro. Qualcosa di ancor più profondo accadde durante il mio matrimonio. 
Già dopo un solo anno la mia vita sessuale coniugale era ridotta al lumicino. Lei andava a dormire ed io mi perdevo nelle mie fantasie sessuali transessuali. Collezionavo maniacalmente ogni immagine e video di trans che mi capitava sotto mano. Avevo ormai smesso di frequentare la prostituzione transessuale… Non era il sesso che cercavo ma un contatto umano… una relazione…Il mio desiderio vampiresco si stava spostando… 
Poi un bel giorno, ma non ricordo come accadde, nacque Mirella… 
Iniziai a travestirmi ed a sognarmi donna. 
Lo dissi a mia moglie. 
Lì per lì accetto la cosa (forse per cercare di recuperare un minimo di vita sessuale!), ma presto questo mio desiderio divenne un'ulteriore fonte di distacco. Le cose iniziarono a precipitare e dopo poco tempo mi lasciò. A causa del fatto che la maggior parte delle amicizie erano comuni, ma soprattutto per l'insorgere di una mia personale "crisi" del mio "maschile"   persi contemporaneamente moglie (che un mese dopo la separazione aspettava già un bambino da un altro uomo!) e TUTTI gli amici. Rimasi nella solitudine più nera e assoluta. Mi salvò il videotel, una forma arcaica e primitiva di quello che oggi è internet e le chat di irc.
         
       
IL LUNGO ADDIO (alla mia identità maschile)


 
                                         
In quell'anno, dovendo ricostruirmi una vita da zero, abbandonai Mirella gradualmente. 
La abbandonai quando feci il bilancio delle difficoltà che mi aspettavano e del residuo di forze che mi era rimasto dopo la batosta della separazione (io ero comunque innamorata di quella donna o forse, più semplicemente, perdere lei, con le modalità con cui l'avevo persa, rappresentava una sconfitta del mio "maschile" difficile da accettare).
 
Attraverso il videotel conobbi tante ragazze ed iniziai ad avere molte storie. 
Iniziai un lungo processo di rinforzo alla mia identità maschile. 
Praticavo giochi sadomaso nel ruolo di Padrone e ci riuscivo pure abbastanza bene. Con il videotel conobbi una donna con la quale vissi l'unica grande storia d'amore della mia vita da uomoLei era perfetta: era il mio contraltare al femminile.. La mia versione femminile. Il suo carattere sessualmente remissivo mi consentiva di "vampirizzarla" dentro un contesto di "gioco sessuale". La storia dopo 7 mesi finì per motivi in gran parte non dipendenti dalla nostra volontà. Da quel momento fu un vortice di storie e storielle nelle quali io iniziavo sempre di più a scimmiottare me stesso o meglio quello stereotipo maschile che ero stat(o) in grando di costruirmi.  
Sempre più insoddisfatt(o) saltellavo da una storia all'altra e le mie fantasie sessuali diventavano sempre più estreme… 
Ad ogni limite raggiunto ne dovevo cercare un altro per potere mantenere viva una identità che si sgretolava sotto i miei piedi. E tanto più si sgretolava, tanto più le mie fantasie diventavano estreme, persino pericolose. 
Inoltre in quel periodo, accanto alla mia realtà etero, iniziai ad avere le mie prime esperienze "pseudo-omosessuali". Erano incontri fugaci, dentro sale cinematografiche dove proiettavano film pornografici. In quelle esperienze stavo scoprendo una parte di me sulla quale avevo fatto calare il buio assoluto per tutta la vita. E fu in quei momenti che scoprii di odiare ogni uomo che mi guardava o cercava per la mia "parte maschile", mentre provavo un abbandono mai sperimentato in vita mia ogni volta che un uomo si avvicinava a me, da dietro, e mi prendeva "a mò di donna"… Eppure ancora non vedevo, non capivo .. anzi non ri-vedevo e ri-capivo….


MIRELLA 1998 (la rinascita)
                                       
La mia identità maschile era sempre più logora e stanca ma io paradossalmente non lo sapevo. Il coperchio che avevo messo sopra Mirella tanti anni fa era resistente. La "rimozione" è un fenomeno veramente potente della nostra mente. Ma la pressione saliva e mi stava per cogliere di sorpresa… Vivevo da maschietto una storia d'amore con una splendida ragazza di colore 18enne ed avevo anche un'amante calda e appassionata che mi voleva  bene, che era innamorata di me (ma non io di lei). Cosa poteva chiedere di più un uomo per rinforzarsi nella propria identità di maschio? Eppure… Un giorno accadde…. Per motivi sanitari/precauzionali avevo deciso di depilarmi nella zona pubica… 
Mi armai di lametta, mi misi davanti allo specchio ed iniziai…. Iniziai ma non mi fermai più… La mano andava, la lametta tagliava…. Via i peli dalla pancia, la peluria anale e sulle natiche… e poi il torace… 
E per ogni cm di pelle che si rivelava nuda e morbida, un intenso languore si impadroniva di me… Mirella era prepotentemente risorta e io ne stavo prendendo coscienza mio malgrado. Vivevo in una sorta di rapimento magico… 

Mi sentivo languida ed emozionata ma assolutamente non eccitata sessualmente… e soprattutto mi sentivo così stranamente felice… Era come se vedessi finalmente il mio vero corpo rivelato.  

Da quel momento, quella consapevolezza, quel flash non mi ha abbandonata più. Ho ricomperato abiti femminili e trucchi (gettati via con rabbia dopo il fallimento del mio matrimonio, fallimento che imputavo proprio al mio "travestimento" casalingo) ed ho lasciato la mia ragazza (lei non avrebbe mai capito). Anche l'amante non l'ho più frequentata sessualmente ma l'ho messa a conoscenza della mia nuova realtà… Tutto sommato sono solo 6 mesi che finalmente ho concesso alla mia parte femminile prevalente di esprimersi e di esistere. Sei mesi intensissimi. Dal travestimento privato ai primi outing timidi e da questi alle uscite, anche di giorno, e nella mia città. 
Mi sto rivelando sul posto di lavoro.. dove ormai vado truccata e unisex (praticamente mi manca solo la gonna e le scarpe coi tacchi) e, da poche settimane ho anche informato mia madre e altri della mia famiglia. 
Inutile dire il putiferio… il caos che la mia scelta sta provocando intorno a me. Mia madre sta forse faticosamente iniziando ad accettare ma mia sorella mi odia e ci sta male. Sul lavoro le reazioni sono le più svariate: preoccupazione, curiosità più o meno divertita, giudizio malevolo e qualche volta (rara) anche tentativi di accettazione. In ognuno di questi casi colgo comunque un alone di imbarazzo. Ho anche iniziato un percorso endocrinologico che dovrebbe portarmi presto all'assunzione di ormoni.. Voglio solo aggiungere che ad oggi - nonostante tutti gli enormi momenti di sconforto e i sensi di colpa che il dolore altrui rispetto alla mia scelta mi provoca - la "identificazione con la mia identità femminile" si sta rinforzando sempre più. Nei momenti in cui riesco a prescindere da tutti i problemi che investono chiunque faccia una scelta transgender, mi sento in uno stato di pace e serenità quasi mai conosciuto in precedenza. Sessualmente, dal maschio inquieto ed irrequieto che ero, mi sento molto calma e rilassata… forse fin troppo!… Di certo ancora non mi si è perfettamente chiarita la mia scelta sessuale. Per tanti anni ho amato donne e ancora le guardo, mi piacciono e talvolta le desidero anche.. ma sicuramente non per possederle sessualmente da maschio. Baci e carezze queste sì…
Gli uomini… Gli uomini li guardo meno ma mi eccita tantissimo fare l'amore con loro…

Credo sarà difficile per me prescindere totalmente da una realtà bisessuale… Ma questa non è neppure più cronaca ma prospettiva, proiezione nel futuro… Ne parlerò quando saprò….


    (revisione marzo 2006)

BIOGRAFIA 1999

Se dovessi sintetizzare il concetto primario di questo intensissimo anno dovrei semplicemente dire che è stato l'anno più rivoluzionario di tutta la mia vita. Nulla ma proprio nulla è stato più come prima.
Nel novembre 1998 ho iniziato la mia terapia ormonale a base di estrogeni e antiandrogeni... Ho superato l'anno e i risultati, credo, siano sufficientemente visibili.

L'IDENTITA'

Conoscendo la mia storia di consapevolezza totale ritardata della mia "disforia di genere" ) era immaginabile che la "neonata" Mirella dovesse affrontare prima o poi un momento critico e difatti questo è avvenuto nel giugno 1999 quando gli effetti della terapia ormonale iniziavano a diventare evidenti e la possibilità che questi fossero almeno parzialmente irreversibili stava diventando concreta.
 
Con l'aiuto di una brava e preparata psicologa ho letteralmente vomitato tutti i miei dubbi, perplessità e paure. 
Sebbene la mia decisione di transizionare non sia mai stata realmente messa in discussione, in quel periodo, fui presa da uno strano panico: non riuscivo a capire come potesse essere accaduta una cosa simile alla mia "veneranda" età... Tanti (troppi!) anni vissuti al maschile e poi.. improvvisamente, nell'arco di pochi mesi vivere full time al femminile (persino prima di intraprendere la terapia ormonale) ha come provocato - dopo i primi mesi di iniziale euforia - un ritardato stato di choc... 
Era come se la mia identità si fosse costruita senza basi, come un albero cresciuto in fretta senza radici... 
Tutto il mio passato, i miei ricordi, mi riportavano prevalentemente a memorie maschili (seppure al 90% sgradevoli, insoddisfacenti, frustranti). 
Non è stato un momento facile e in quel periodo ho messo seriamente in dubbio la mia sanità mentale.

La cosa che più di tutte mi mandava in crisi era il fatto di non riuscire a "riconoscermi" da nessuna parte, di sentirmi una specie di "caso unico" (e quindi di cui dubitare): i libri sul transessualismo che leggevo, le testimonianze delle amiche, le biografie delle "sorelle" in transizione che trovavo navigando nel web, tutte parlavano di una consapevolezza nata già nella prima infanzia, di giochi con le bambole e di un prevalente istinto a vestirsi con abiti femminili. Nulla di tutto questo apparteneva alla mia storia personale!!!

Nei miei primi 4 anni di vita la mia identificazione maschile mi è stata riferita come completa e comunque, dall'adolescenza, i miei giochi preferiti erano all'interno degli stereotipi maschili e giocavo con gli altri maschietti senza apparenti problemi o difficoltà. Certo ero un bambino "diverso", con una sensibilità assolutamente introvabile tra gli altri maschietti miei coetanei, ma alla fine ero pur sempre un maschio. 
C'è voluto un po' di tempo per riuscire a fare riemergere dalla rimozione operata dalla memoria  episodi in età infantile e puberale di travestitismo. La cosa più strana era che, mano a mano che questi ricordi riemergevano al mio stato conscio, mi chiedevo come avessi potuto "dimenticarli", tanto erano vividi e particolareggiati. 
Non ho memoria di quando operai questa mia prima rimozione, ma restava il fatto che la consapevolezza piena di un desiderio personale di transizionare era arrivato in età adulta
Questo fatto, così inusuale rispetto a quanto leggevo sui libri sia scritti da specialisti, sia autobiografici di altre transessuali mi ha fatto sentire per molto tempo instabile e insicura... (una trans di serie b?).
Per fortuna il potere finalmente "liberare" le mie ansie di fronte ad una persona comprensiva e accettante come la mia psicologa è stato un grande aiuto. Innanzitutto ho potuto escludere che qualcosa nella mia mente non funzionasse, che non ero nè schizofrenica nè sofferente di altro tipo di disturbo mentale e poi ho gradualmente capito che tutti i miei tormenti, dubbi e paure crollavano miseramente di fronte alla sola ipotesi di dovermi rivedere di fronte allo specchio con i tratti somatici maschili, senza seno, pelosa. 

La consapevolezza che questo e non l'altro era il mio corpo, il corpo che corrispondeva alla mia identità fisica sentita, mi ha aiutato molto a risolvere i dubbi legati al senso della mia "scelta" (le virgolette perchè - l'ho sempre detto - più che una scelta il mio è stato un qualcosa che mi è accaduto al di là della mia volontà razionale).
Nei mesi successivi il serio lavoro psicologico che ho fatto ha contribuito a rinforzare il mio agio con la mia identità in quell'unico aspetto in cui era fragile: la mia storia, il mio passato "mancante. " Attualmente vivo serenamente nel genere femminile e i ricordi del mio passato maschile non intaccano più la percezione di me stessa come donna transessuale. Sono in attesa di avere l'esito della perizia psicologica effettuata pochi mesi fa (i classici test a cui tutte noi dobbiamo sottostare).
Dopodiché non mi resterà che rivolgermi ad un avvocato per avviare le pratiche per l'intervento chirurgico di rettificazione del sesso. La decisione di operarmi è per me ogni giorno più necessaria ed urgente anche se dovrò combattere contro il mio terrore per gli interventi chirurgici. Certamente l'autorizzazione all'intervento non significherà per me la fine dell'interrogarmi su me stessa... 
Voglio arrivare all'intervento con una certezza pari al 101%. 
Conoscendomi, ripendando alla mia storia passata, io so che il giorno che andrò "sotto i ferri" non esisteranno per me margini di ripensamento. Se anche avessi il minimo dubbio certamente rimanderei... (N.B,; rimandare non è rinunciare!!!:D)
NdR: l'intervento ai genitali non fu poi mai praticato per motivi legati ad eventi successivi e al percorso di autocoscienza intrapreso.

LA FAMIGLIA

I rapporti con la mia famiglia - dal momento in cui ho rivelato la mia decisione - non sono stati dei migliori. Negli ultimi mesi del '98 ho spiegato la situazione a mia madre la quale, dopo un iniziale choc, ha iniziato ad accettare la situazione. Lei ne ha parlato a mia sorella e da quel giorno - mio malgrado - ogni rapporto con lei è cessato definitivamente. Mio padre ha saputo qualche mese dopo ed anche lui non ha più voluto vedermi. Inutile dire quanto io abbia sofferto per la reazione di mia sorella (più giovane di me di 10 anni, sposata e con un bimbo di due anni) e quanto ancora ne soffra, sebbene il dolore purtroppo si sta trasformando in rabbia e risentimento. In tutta sincerità non riesco a perdonarle di avermi portato via un nipotino a cui volevo un bene folle (l'ultima volta che l'ho visto aveva un anno... ora ovviamente + del doppio). Sapendo quanto io ami i bambini e che non ne potrò mai avere di miei.. beh.. trovo la sua decisione piuttosto crudele, insensibile, egoista.
 
Con mio padre invece ci sono recentissime novità. Ieri, il giorno di Natale, sono per la prima volta rientrata in famiglia... Ho rivisto mio padre e in quell'occasione un bel po' di zie e cugine. Per me è stata una giornata bellissima anche se è ancora presto per dire come si evolveranno le cose.. Di certo zie e cugine sono state dolcissime e stupende con me... Anche mio padre comunque si è comportato correttamente. Conoscendo il suo carattere e l'educazione che ha ricevuto mi rendo conto di quanto sia difficile per lui accettare la mia realtà ma credo che solo frequentandomi potrà gradualmente comprendere che il mio drastico "cambio di carrozzeria" non ha modificato il mio cuore, i miei sentimenti, i miei affetti.

       
GLI AMICI

Questo è un capitolo che potrei anche liquidare con pochissime parole. Infatti tutte ma proprio tutte le amicizie precedenti alla mia decisione di transizionare (alcune che sembravano profondissime e a prova di bomba) le ho perse. Detta così può anche sembrare piccola cosa. In realtà è stata una delle sofferenze più grandi che ho patito durante questo particolarissimo anno della mia vita. Spesso gli amici più ancora dei parenti sono quelli su cui si conta nei momenti difficili della vita. Posso dire con estrema tranquillità che alcune di queste persone hanno avuto da me tantissimo nei loro momenti di difficoltà.. eppure sono tutte sparite, chi prima, chi dopo, spesso con scuse e giustificazioni patetiche e poco credibili. Ciononostante io non sono affatto sola... Con molta forza e pazienza, dalla solitudine nella quale ho vissuto per molti mesi, sono gradualmente passata a nuove relazioni. Persone che mi hanno conosciuta come Mirella e che quindi hanno saputo apprezzarmi per quello che sono (ai vecchi amici perduti vorrei persino dire che di me hanno avuto il peggio e ora che posso dare il meglio di me stessa si sono scioccamente dileguati).

       
L'ORIENTAMENTO SESSUALE

Se esiste una cosa sulla quale non mi sento proprio di dire una parola definitva su me stessa, questa riguarda il mio orientamento sessuale. Nella mia "vita precedente" al maschile ho avuto circa una quarantina di relazioni affettive e sessuali con donne. Negli ultimi anni però avevo iniziato una vera e propria doppia vita: da maschio etero nelle relazioni ufficiali ed affettive e da maschio omosessuale passivo, nei rapporti fugaci. Rapporti - questi ultimi - completamente "mordi e fuggi". In quel periodo vivevo una vita davvero schizofrenica. Ero capace di "infrattarmi" in un cinema a luci rosse a cercare un'avventura e poi uscire e andare a trovare la mia ragazza. Devo dire che quei rapporti omosessuali (sempre protetti e quasi sempre parziali) sono stati per me una rivelazione che avrebbe nel giro di un paio di anni favorito enormemente la piena consapevolezza della mia realtà transessuale. Con gli uomini infatti mi scoprii - mio malgrado - totalmente passiva. In quel "battere" notturno mettevo in atto persino involontariamente tutti quei giochi seduttivi tipicamente, direi stereotipatamente, femminili. Guai se un uomo mi cercava per i miei attributi maschili: lo cacciavo senza pietà.

 I primi mesi successivi alla mia decisione di transizionare furono totalmente asessuati. Semplicemente avevo a che fare con la mia identità e tutta la mia energia sessuale era assorbita da quel "lavoro".
Nonostante non prendessi ancora estrogeni divenni immediatamente pressochè impotente. Dopo qualche mese, quando ancora ero solo travestita, ho avuto un incontro con un ragazzo conosciuto su internet. Mi piacque molto e fu la prima volta che mi relazionavo ad un uomo da donna. Quando lui infatti cercò di "soddisfare" anche me rivolgendo le sue attenzioni al mio pene, io lo feci recedere con molta energia. Avevo goduto nel sentirmi presa, penetrata ma soprattutto desiderata nel modo in cui solo gli uomini sono capaci. Mesi dopo, quando il mio aspetto iniziava a sembrarmi soddisfacente, ho avuto un paio di storie d'amore con due ragazzi anch'essi conosciuti via internet. Ho un dolce ricordo di entrambi. A fine luglio 99, ho poi conosciuto Matteo che è ancora oggi - inizio 2000 - il mio ragazzo. 
(La relazione è poi terminata verso la fine dello stesso anno. NdR) 
Ho quindi avuto solo storie con uomini ma non nego che molto spesso ho pulsioni sessuali verso altre ragazze o donne (che siano genetiche o transessuali non importa). Certamente in queste fantasie non mi vedo mai assumere ruoli sessuali maschili. Le mie fantasie lesbiche sono invece improntate ad una sensualità "diffusa" e "rilassata".
Dovessi sintetizzare il mio orientamento sessuale ambivalente direi che:
  • i maschi mi piacciono per il loro "ruolo" sessuale nei miei confronti, mi fanno sentire fisicamente protetta, ricettiva, aperta. Mi affascinano in quanto diversi da me nelle loro dinamiche psicologiche e sessuali e quindi - per certi versi "misteriosi" - (con loro ho scoperto quanto la mia precedente identità maschile che mi ero costruita fosse assolutamente discordante, direi dissonante, con la realtà polare maschile). Fisicamente mi attraggono perchè mi fanno "toccare con mano" la loro possanza muscolare, il loro vigore fisico, il loro acme sessuale che mi contagia. L'attrazione per i maschi è fondamentalmente l'attrazione nei confronti del "diverso da me" (complementarità).
  • le femmine mi attraggono per la loro armonia estetica, per il senso di "comunione" spirituale, psicologica e di interessi che mi trasmettono. Rilassamento ed una sessualità diffusa e meno "genitalizzata" (io che sono praticamente priva di genitali efficaci). L'attrazione per le femmine è fondamentalmente l'attrazione verso il simile, l'uguale a me (comunione)

Questa ambivalenza sessuale la vivo sempre meno come un aspetto confusivo della mia personalità ma come una ricchezza. La scelta di un/una partner non è quindi vincolata dalla appartenenza di genere sessuale ma dalle affinità (e/o complementarità) verso la persona in quanto tale.
(Dopo il 2000, il mio orientamento affettivo e sessuale si è cristallizzato verso il femminile, quindi verso il translesbismo. NdR)

L'AMORE

Devo dire che in amore sono stata fino ad oggi decisamente fortunata. Dopo i primi mesi in cui io stessa non volevo storie in quanto mi vedevo ancora troppo poco credibile e proponibile come donna, dalla primavera 99 ho aperto il mio cuore all'amore. Il mio primo ragazzo è stato Massimo, conosciuto inizialmente in una chat chiamata icq. Con lui ho avuto una breve relazione (due mesi) nella quale mi sono per la prima volta sentita una vera donna accanto ad un uomo. Non so se lo amavo davvero ma di lui serbo comunque un buon ricordo. E' lui che per primo mi ha fatto sentire, non solo donna, ma anche una "signora"... ed a lui devo le mie migliori mangiate e bevute nei migliori ristoranti della mia regione. Grazie di tutto Massimo e spero che non mi ricorderai con rancore per averti lasciato in un modo decisamente brusco. Dopo di lui sono stata un altro paio di mesi con Michele, un ragazzo molto più giovane di me e che non si è mai mostrato sicuro della nostra storia. Lui era davvero un bel ragazzo... a lui devo il fatto di avere potuto davvero apprezzare il fascino e la bellezza di un corpo armonioso che mi trasmetteva forza e libido... Anche a Michele vanno i miei ringraziamenti, sebbene mi abbia talvolta fatta sentire "mezza donna" per i miei limiti di credibilità femminile.
 
Poi è arrivato Matteo...(luglio 1999) e con lui è stato un vero e proprio  colpo di fulmine: non cercato, non immaginato e neppure voluto... Matteo infatti è un transessuale come me (ma da donna a uomo) ed io, fino a quel momento, non avevo mai preso in considerazione la possibilità di innamorarmi di un transessuale ftm... Ho conosciuto Matteo durante i miei tentativi (riusciti) di formare un circolo locale di Arcitrans (Associazione che non esiste più. NdR)... L'ho conosciuto in casa sua, dove ci eravamo dati in un piccolo gruppetto di persone, appuntamento per una riunione preliminare per fondare il circolo e fin dai primi momenti mi ha affascinata il suo modo di fare... In più era anche davvero molto carino per i miei occhi! Nel giro di un paio di settimane di dolci corteggiamenti telefonici ci siamo messi insieme... e la storia continua fino ad oggi - fine anno domini 1999.

CRISALIDE - ARCITRANS

 Il 1999 segna anche la nascita del Circolo Culturale Crisalide Arcitrans  a Genova, associato ad Arcitrans Nazionale. Le basi nascono già nel mese di luglio, mese in cui, dopo varie ricerche, riesco a mettermi in contatto con un transessuale ftm genovese..... Attraverso di lui si inizia ad aprire uno spiraglio nell'anonimato in cui spesso le persone trans si nascondono... La atipicità del Circolo genovese è che ha una partecipazione maggioritaria di persone f2m... una vera rarità nel panorama italiano (ma forse anche mondiale!) che vede, di norma, più attive socialmente le trans m2f...

IL PERCORSO DI TRANSIZIONE

A parte la terapia ormonale non ho ancora intrapreso l'iter legale per la riassegnazione chirurgica del sesso. Sono in attesa della perizia psichiatrica di parte (che io aspetto per il marzo-aprile 2000) per avviare il tutto. Ho avuto modo di vedere dal vivo (grazie S.!) la neovagina di una mia cara amica e sono rimasta di stucco... è perfetta (e chi dubitasse del mio giudizio si ricordi la mia biografia... di vagine ne ho viste tante in passato!) Lei si è operata dall'equipe del prof. Trombetta presso l'ospedale di Trieste... Immagino che sarà lì che mi opererò anche io (la cosa buffa è che con una ragazza di Trieste ho avuto gli unici sette mesi appaganti della mia vita maschile.... Se lei sapesse o se un giorno saprà... penso che le prenderà un coccolone...)
(Come già detto, l'intervento chirurgico ai genitali non avrà mai luogo, NdR)

IL LAVORO

Sono dipendente dalle Poste Italiane da tanti, tanti anni (non li dico perchè mi fa sentire vecchia). Negli ultimi anni pre-transizione ho ricoperto qualche carica sindacale (Responsabile territoriale per la prov. della mia città del Cobas PT/CUB) e quindi ero già piuttosto conosciuta (al maschile!) in azienda... La mia decisione di transizionare ovviamente ha aumentato a dismisura la mia "popolarità" (TRA VIRGOLETTE)... Ho vissuto tutti i primi mesi di travestimento e di inizio terapia ormonale lavorando in un Centro di medie dimensioni (+ di 100 dipendenti) fino a pochi mesi fa... In quel posto ho trovato comprensione da parte della maggior parte dei colleghi ma anche una grande difficoltà da parte loro di accettare davvero la mia scelta.. E' stato molto difficile "imporre" la mia nuova identità ed il mio nome femminile... La mia immagine maschile si era stratificata per troppi anni nelle coscienze di tutti... Ho avuto tanta solidarietà umana ma anche qualche deciso tentativo di discriminazione, in particolar modo dopo un cambio dirigenziale... Nessuna discriminazione comprovabile e sempre con qualche pretestuosa motivazione... Devo dire che gli unici tentativi di obbligarmi a recedere dalla mia scelta (per lo meno sul lavoro) sono venuti dai delegati locali di un sindacato di categoria (CISL)... So per certo che alcuni di loro tentarono di diffondere una petizione fra i colleghi per obbligarmi a vestire in abiti maschili "in quanto uomo a livello anagrafico". Petizione che abortì sia perchè quasi nessuno aderì, sia perchè, credo, i vertici locali di quel sindacato rifiutarono di prendere una posizione che sarebbe stata davvero ben difficile da giustificare eticamente. Certamente per me, che ero una "vecchia" dell'ufficio, che conoscevo molti servizi, che alcuni di essi li avevo insegnati io a mezzo ufficio, che avevo fino a poco tempo prima sostituito più volte ed in vari ambiti colleghi con piccole responsabilità (capireparti), improvvisamente non c'è stato più tanto spazio... Sicuramente ho dovuto subire una sorta di retrocessione nelle applicazioni lavorative che non può avere altra motivazione se non quella della mia transizione. Fu in quel periodo che la Direzione del mio ufficio predispose per me e solo per me un bagno che fino a quel momento era stato "dismesso"... Un'operazione apparentemente di cortesia ma che invece rappresentava in maniera significativa l'imbarazzo della locale dirigenza. Non so in quanti posti di lavoro siano mai esistiti in precedenza i bagni per gli uomini, i bagni per le donne e i bagni per le transessuali!

 A seguito di una ristrutturazione aziendale il Centro presso cui ho lavorato tanti anni è stato ridimensionato drasticamente in previsione di una vera e propria chiusura... Per cui molti di noi hanno dovuto subire un trasferimento in altre unità produttive aziendali. In quella circostanza venne elaborata una "graduatoria" nella quale il giudizio di merito del Direttore faceva la parte del leone.. e fu quella l'occasione in cui sperimentai lo scarso gradimento che avevo presso la nuova Direzione del vecchio ufficio... non credo certo per ragioni professionali ma .. valle a provare certe cose! ... In ogni caso potei finalmente scegliere il nuovo ufficio in cui sarei andata a lavorare... Ricevetti una lettera di trasferimento immediato come tanti altri miei colleghi.. Solo che per me e solo per me, il trasferimento non avvenne se non dopo qualche mese... 
Quello che immagino è che l'Azienda avesse parecchio imbarazzo sul dove collocarmi...
Sta di fatto che, dopo un breve colloquio con il Dirigente del mio nuovo ufficio, venni finalmente ACCETTATA e "presa in carico". Questo passaggio, nato per ragioni di ristrutturazioni aziendali e quindi subìto, si è rivelato poi una vera fortuna per me. 
(Il futuro si dimostrerà l'esatto contrario di quanto pensavo: stavo per iniziare un trienio di "mobbing" pesantissimo. NdR)
In questo nuovo ufficio infatti mi sono potuta presentare subito al femminile ed in un modo ormai sufficientemente credibile. Tutti sapevano ma nessuno (o quasi) mi aveva mai vista nella mia identità precedente e quindi il mio inserimento umano è stato semplificato tantissimo.
Ad oggi (1999) sono molto contenta dei miei nuovi colleghi e in modo particolare delle colleghe che mi hanno fatta sentire fin dal primo giorno come una di loro in tutto e per tutto. La cosa tenera è che sono talvolta io a parlare o ricordare la mia natura transessuale, altrimenti da parte loro mai una domanda, una curiosità... solo pura e semplice accettazione. Da queste colleghe (ed anche i colleghi) ho ricevuto uno dei doni più belli della mia "nuova" vita e li ringrazio pubblicamente. Anche con la Direzione non vi sono problemi e sono considerata al pari di tutti gli altri colleghi. In più, finalmente, non devo subire la mortificazione del privilegio di un bagno tutto per me... Posso servirmi dei bagni e degli spogliatoi femminili..
Se dovessi trovare una parola che definisse il mio inserimento nella nuova realtà lavorativa sceglierei: rilassamento. Ed è da questo rilassamento tanto agognato da troppo tempo che è derivato anche un mio maggiore impegno sul lavoro... che ovviamente, spero, possa essere apprezzato.
(Tutto il capitolo "lavoro" si rivelerà una fantasia dettata dalle aspettative di cui ero vittima. L'accettazione era in realtà un "sorriso falso e cortese" dietro cui nascondere l'imbarazzo, quando non propria vera inimicizia verso la mia condizione "trans". NdR) 

CONCLUSIONI (per ora)

 Credo di avere già annoiato a sufficienza i miei lettori con una dettagliata relazione della mia vita.. Mi permetto di ricordare che il senso di questa mia esposizione personale (ovvero raccontare i fatti propri) è quella di volere fornire a tutti un'immagine veritiera della realtà di una persona in transizione... Una realtà che quasi sempre è molto difforme da quanto raccontano giornali, riviste e tv... 
Personalmente non ho ancora avuto la possibilità di leggere una intervista fedele a quanto dichiarato dalle tante mie amiche che hanno avuto l'onore (spesso l'onere) della ribalta della cronaca... (e nel gennaio 2000 ne avrò poi un'amara personale conferma a seguito di una raccapricciante ricostruzione giornalistica di una mia personale intervista che mi ha creato anche qualche grattacapo...ma di questo parlerò nella bio del 2000)
Grazie per la vostra fedeltà.. spero guidata da una sana sete di conoscenza priva di ogni tipo di morbosità.

Autobiografia anno 2000

La caduta di alcuni sogni / Alcuni sogni diventano incubi 

L'inizio di una transizione porta con sé spesso una distorta visione della realtà. Alcune cose ti sembrano più rosee, altre più terribili, ma solo il tempo, il suo trascorrere, rivela la verità. Ed è così che l'anno 2000 è stato sicuramente il più felice della mia vita, ma in esso già erano stati seminati i germogli di piante cattive, velenose ed in qualche caso terribili.

Il Mobbing, ovvero la ferocia gratuita

Come ero scioccamente felice i primi mesi del mio trasferimento dal mio vecchio Ufficio in cui avevo lavorato quasi 20 anni, alla nuova enorme destinazione, un'unità lavorativa di 500 persone. Pensavo: in un tale "moloch" una transessuale può trovare più facilmente un suo spazio e se non lo trova può più facilmente nascondersi. Credevo inoltre che il nuovo "direttore" mi avesse parlato con parole coincidenti ai suoi pensieri e che davvero fosse piacevolmente sorpreso nel trovarsi di fronte una persona che non corrispondeva neanche un poco allo stereotipo della transessuale, cui era stato abituato a pensare. E credevo che la sistemazione che mi aveva "trovato", fosse davvero una dimostrazione di fiducia.
Solo dopo un po' compresi la verità. Amara quanto può esserlo il fiele. Sorprendente quanto possono essere "fischi e pomodori" quando ti erano stati promessi applausi.
Chiusa dentro una porta che si poteva solo aprire dall'interno, suonando un campanello. Dentro un settore di "movimentazione della posta" , io ero stata messa a fare un "nuovo" lavoro "amministrativo". Beh, di che ti lamenti, Mirella? Beh, che non avevo neppure un tavolino o una sedia per svolgere il lavoro richiesto, né una scassata "olivetti" per battere a macchina e, ultimo ma non ultimo, per svolgere il mio lavoro dovevo spesso uscir di "prigione", disturbando quindi il lavoro degli altri. Allora Mirella lavorava sui tavoloni della posta, presi in prestito, rubati ai colleghi e quando arrivava nuova posta da smistare, Mirella doveva molto velocemente raccogliere il suo lavoro e spostarsi... dove? Non sempre c'era un "dove". Chiedi al "capo" che del mio lavoro non se ne fregava nulla, in quanto l'unico suo dovere era che la posta si smistasse bene e rapidamente. I miei "controlli" non erano "produzione" e insomma, magistralmente, la Direzione dell'Ufficio cosa aveva fatto? Semplice dimostrarlo con un esempio. Se alla Fiat avessero messo un impiegato nella catena di montaggio operaia, che fine avrebbe fatto? Quanto amato sarebbe stato dagli operai? Quanto nei piedi sarebbe stato agli operai?
Ci volle tempo a capire cosa era il mobbing e cosa erano il "mobbing verticale" ed il "mobbing orizzontale".
L'operazione era piuttosto evidente se "i sogni" a volte non ci tappassero gli occhi. Mettere un'impiegata in mezzo agli "operai" è il miglior modo per stimolare il "mobbing orizzontale", ovvero quello fra colleghi. fra pari.
Poi di colpo il mio lavoro non seriviva più: dovevo lavorare con gli altri quando ormai sentivano che avevano gettato il seme del mobbing orizzontale (che in verità non ha mai preso se non in una minoranza di colleghi). Allora a dividere la posta e stranamente quello che io dividevo veniva poi ricontrollato per verificare gli errori. Il collega che "eseguiva" l'ordine, in "camera caritatis" mi dissse che non avevo fatto neppure un errore. Ma ci avevano ancora una volta provato.
E poi ancora altri lavori, finti, inventati e che si esaurivano al massimo in 2 ore di lavoro. Questo mentre gli altri sgobbavano. Cercavo di non farmi odiare e almeno per l'anno 2000, finito il mio, cercavo di aiutare.
E poi casualmente (anche i mobbizzati hanno le loro spie, se non le sputtani) venni a sapere che in mia assenza, io ero Mirello. E questo nome fu "diffuso" da un capo, non proveniva "dal basso". Ma insomma chi può resistere all'ilarità di un nome stupido come "Mirello"? E poi ancora, un giorno che mi trattenni oltre il mio orario, vidi un "capo" al computer. Mi avvicinai e... tombola.... faceva il lavoro che avevo fatto il mattino io stessa. Urlavo, mi incazzavo, minacciavo denunce, con un sindacato molle, scialbo e parzialmente contagiato dal "mobbing orizzontale".
Venni fatta passare per paranoica: "non è vero che sei sotto mobbing perché sei transessuale" mi si diceva. Cos'altro allora che arrivavo da perfetta sconosciuta in quell'Ufficio di merda? Come mai allora il 99% dei miei ex colleghi, dopo pochi mesi di purgatorio, vennero tutti presi a gestire - peraltro giustamente - i conti correnti postali? Era il lavoro che sia io sia loro avevamo svolto per 20 anni. Ma io e pochi altri fummo esclusi. Chiesi di cambiare sezione. Non mi fu mai concesso. La rabbia saliva, saliva. Non ho mai misurato la pressione ma penso che dalla rabbia repressa che sentivo dentro fosse davvero alta.
E se avevo superato l'ostilità della famiglia, l'abbandono di tutti gli amici, questa cosa non la riuscivo a mandare giù. Gli altri erano rapporti fra pari, questo no. Perché ogni volta che parlavo, ogni volta che protestavo, il mobbing diventava sempre più cattivo. E mentre potevo evitare la famiglia, evitare i "vecchi amici", il lavoro mi aspettava là, tutti i giorni. In quell'edificio che pur chiamandosi CMP, io chiamavo "Auschwiz".

Amore & impegno sociale

Non posso tenere separati questi due aspetti. Io e Matteo ci conoscemmo proprio per fondare "Crisalide" e fin dal primo incontro fu "elettricità". Matteo, trans FtM che viveva al maschile da anni, con una storia pesantissima alle spalle di transizione negata quando era 20enne, non aveva più intrapreso il percorso ormonale. Io, in terapia ormai da molti mesi, iniziavo ogni giorno di più a "passare". Ci innamorammo perdutamente ed altrettanto perdutamente ci buttammo a capofitto nel progetto Crisalide... prima come sezione dell'Arcitrans e poi... e poi il tutto che cambierà ancora e ancora nell'anno successivo.

Amore &World Pride 2000

Che bello, che meraviglia.... Io e Matteo a Roma per il grande World Pride. Essere parti della storia. Da Milano dovevano venire in molti e con lo striscione grande, anche da Torino doveva venir giù gente.... Invece ci ritrovammo solo noi di Genova e per fortuna Leila di Roma che "raccattò" uno striscione locale e dietro il quale non eravamo più di 10 persone (di cui alcune "prese in prestito" per amicizie personali). E la serata poi in casa di Helena Velena e Maya, e l'onore di passare la serata insieme al mito di Sylvia Rivera, giunta dagli USA. Sylvia, colei la quale diede inizio alla rivolta di Stonewall. Rivolta che diede inizio al movimento GLBT e a tutti i Pride del mondo. Sylvia che dopo aver fatto la storia veniva emarginata dal movimento gay e lesbico americano perché troppo "visibile", troppo "estremista", fondamentalmente non sufficientemente adeguata al desiderio di omologazione che gay e lesbiche potevano anche permettersi (pur essendo una scelta odiosa), noi transgender no. Sylvia che diventò una senza tetto ma gestiva un'Associazione per dare un tetto alle trans emarginate dalla società. Sylvia, una delle prime transgender lesbiche, pubblica, Sylvia che dopo quella serata a parlar di storia, di mito, di vita, morirà un paio di anni dopo di cancro. Sylvia emarginata in vita e a cui, nel 2005, hanno dedicato una Strada di New York.
Con Matteo io stavo bene. Ho riso più con lui che in tutto il resto della mia vita. Era simpatico e con un cuore gigantesco e per molto tempo mi ha "sopportata" quando io iniziai a risentire del...

(la fine di un) Amore & i primi "effetti" del Mobbing
... mobbing in Azienda. Più passava il tempo e più mi tormentava anche fuori dall'orario di lavoro. Aggiungici l'impegno sociale che era - dal punto di vista propagandistico (sito, documenti ecc.) quasi tutto sulle mie spalle, ed ecco che, inconsapevolmente il mio peso interiore tracimava dentro il nostro rapporto. E quel Matteo che mi aveva donato quasi due anni di gioia infinita, mai provata in vita mia, iniziava ad allontanarsi da me... Lo sentivo ma sentivo di non poterci fare nulla... E dalle mille risate del World Pride e delle vacanze successive, volutamente sempre nella torrida Roma, arrivammo ad un autunno che fu l'inizio di una mia personale decadenza del corpo. Il seme del mobbing aveva distrutto qualcosa dentro di me: non mi ero mai sentita impotente nella mia vita e presto avrei capito che non sarei stata capace di reggerne la violenza. O forse io si, ma non il mio corpo. 
A Settembre mi spuntò un trombo in un braccio, poi più tardi tre episodi di "diplopia" (visione sdoppiata). 
Al terzo episodio i medici mi prescrissero una TAC. 
Intanto Matteo aveva smesso d'amarmi e me lo disse una sera a cena: si era innamorato di altra persona o almeno così credeva, perché il loro amore era stato fino ad allora solo epistolare, dato che non vivevano nella stessa città. Non fui neppure capace di disperarmi, tanto ero presa dal maledetto mobbing che di certo non mi offriva pause, nei momenti critici della mia vita privata.
So solo che decisero di "provarsi" dal vivo e dopo due anni di quasi convivenza, Matteo sarebbe tornato a casa sua ad aspettare il suo nuovo amore. E proprio quella stessa mattina io andai a ritirare la TAC. 
Mentre aspettavo il mio turno, un medico mi disse: «tutto ok, non ti preoccupare, l'ho già vista»... e mi rilassai, per quel poco che potevo rilassarmi pensando al mio ragazzo che stava per ricevere a casa un'altra persona con la quale sicuramente avrebbe fatto all'amore.
Ma non avevo buone ragioni per rilassarmi. Quel medico era (non fu il primo) rincoglionito e quando fu il mio turno, dovette smentire ogni parola che mi aveva detto: «ci sono dei segni di alterate zone cerebrali». «Cosa vuol dire», chiesi.
Voleva dire che non voleva dire niente se prima non facevo una Risonanza Magnetica, ma che probabilmente si trattava di ischemie cerebrali. 
Subito dopo arrivò il mio odiatissimo "primario" (che ora non tratta più transessuali anche per merito mio) che con la gentilezza e cortesia che lo contraddistingueva mi dissse: " beh, certo che con questo quadro della TAC, io non posso di certo prescriverle ancora estrogeni" "E io cosa faccio?" chiesi in uno stato semicatatonico.
"Niente. Deve rinunciare alla transizione perché altrimenti ci sono rischi per la sua salute" fu la diplomatica risposta del dott. Merda (è solo un mio nomignolo). Mi ripresi dallo stato catatonico e gli dissi con voce piana e fissandolo negli occhi: "vede dottore, se io prendo ormoni rischio altre ischemie, rischio di rimanerci o di rimanere su una sedia a rotelle, è vero, ma se lei non me li prescrive ha la certezza che io, uscita di qui, mi vado ad ammazzare, perché preferisco essere una donna su una sedia a rotelle che un uomo sano. Io indietro non torno".
Lui aveva esagerato sicuramente, ma qualcosa nel tono della mia voce deve aver mosso qualche paura in lui perchè immediatamente cambiò atteggiamento e mi disse: "aspettiamo la Risonanza Magnetica ma per ora riduca drasticamente la terapia". Uscii dall'ospedale con due bombe in pieno torace. Il "mio uomo" stava aspettando che da lontano arrivasse il suo nuovo amore e io ero sola ad affrontare il rischio di scegliere fra "rischi mortali o mascolinizzazione".
Chiamai immediatamente Matteo e lo pregai quasi in ginocchio: « ti prego, rimanda di una domenica, stammi vicina almeno oggi, fammi assorbire il colpo non da sola». Fece finta di non capire... mi disse che ormai la persona era partita e io «Si ma avrà fatto 50 km non di più, può anche tornare indietro per questa volta».
Fui sciocca a pensare che la "pietas" potesse vincere la "passione" e la mia richiesta fu rifiutata. Ed è l'unica cosa che non posso perdonare a Matteo e credo che lui stesso per molti anni non se la sia perdonata.
Venne a trovarmi il pomeriggio a casa... e io che non sapevo se preoccuparmi per la mia transizione o se avere il coraggio di chiedergli: «avete fatto l'amore?». Ovviamente trovai il coraggio e la risposta fu «si» e fu un altro «si» quando immediatamente dopo gli chiesi se le cose erano andate bene come pensavano e se erano innamorati.
Con la fine della storia con Matteo finiscono gli unici due anni di 46, in cui io possa dire di essere stata felice e sana, contemporaneamente (nonostante il mobbing). Di quel periodo mi restano scritte queste brevi frasi:

Le cose nella vita cambiano a volte repentinamente ed inaspettatamente.. e non sempre volgono al meglio. E' questa la storia di questi ultimi miei due mesi. In questo breve periodo è successo di tutto e proprio quando meno me l'aspettavo, quando la mia vita sembrava essersi incanalata in un binario sicuro e tranquillo. I miei affetti e la mia transizione parevano un fatto acquisito, acclarato e indubitabile.... Invece tutto è stato messo in discussione.. tutta la mia vita e le mie priorità ribaltate. La scoperta di una predisposizione genetica ha reso la terapia ormonale un fatto pericoloso per la mia stessa vita. . E proprio nel momento in cui venivo a scoprire queste cose ho anche dovuto rinunciare al mio affetto più caro. Matteo, il mio compagno, ha scelto per la propria vita altri lidi per esprimere il suo amore.. Detta banalmente: mi ha lasciata. Aver dovuto ridurre drasticamente la mia terapia ormonale, sapere che comunque rappresenta un rischio e contemporaneamente affrontare una perdita affettiva così importante per me è stato uno choc dal quale sto facendo fatica a riprendermi.... Soltanto ora, dopo un paio di mesi, sto iniziando ad abituarmi ad essere di nuovo single e a vivere con la consapevolezza di correre dei rischi... 

Mobbing & Solitudine

Credo di poter dire senza tema di smentita che è proprio in questo periodo di doppio stress successivo allo stress ancora così recente del "coming out", che il mobbing mi ha ammorbata e segnato il destino della mia salute negli anni successivi.

Chi non si aspetta l'inaspettato.... (gli ultimi due giorni dell'anno)

Sinceramente non ho grandi ricordi del periodo oscuro dalla "perdita" di Matteo fino al 29 dicembre 1999. Ricordo solo che mi chiedevo come avrei passato il capodanno, dato che tradizionalmente lo passavamo fra amici in casa di Matteo. Ora Matteo era con il suo nuovo amore. Ce l'avrei fatta? Sapevo che avrei "dovuto" continuare a rapportarmi con Matteo perché io ero Presidente e lui Vicepresidente di Crisalide AzioneTrans e quel "bene" era superiore ai nostri problemi interpersonali. Crisalide, per noi, uomini e donne autosterili, era la nostra unigenita figlia. Non l'avremmo abbandonata per nulla al mondo.
Era il 29 dicembre pomeriggio ed io, girando in auto per non ricordo cosa, vidi una pubblicità di un "Club Privèe" che organizzava un capodanno "frizzante". Gli uomini pagavano tanto, le coppie poco, le donne niente.
Mi chiesi dove mi avrebbero classificata: avrebbero seguito l'indicazione dei documenti o di quello che si parava di fronte ai loro occhi? E' vero che ero in fase di interruzione ormonale in attesa della Risonanza Magnetica, ma il mio aspetto era decisamente femminile, soltanto stava iniziando il molto noto fra le trans "effetto rebound" da sospensione ormonale.
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Due parole sull'effetto Rebound. Quando si prendono estrogeni e soprattutto antiandrogeni, l'ipofisi continua a mandare ai testicoli l'ordine di produrre testosterone. Ed è lì che si frappone l'antiandrogeno. Non ricevendo risposta dai testicoli, l'ipofisi, ostinata, continua a ordinare ai testicoli di produrre testosterone, ed in assenza di risposta, non lo ordina più a voce normale, ma inizia ad urlare, a sbraitare ai testicoli affinché rispondano. E diciamolo, l'ipofisi non si stanca mai di urlare finché riconosce la presenza dei testicoli. Se per qualsiasi ragione si interrompe la terapia estrogenica ed antiandrogenica, succede che improvvisamente i testicoli ricevono - non più l'ordine - ma le urla ipofisarie di produrre testosterone. E questi si danno un gran daffare per far contenta l'ipofisi. Risultato: nell'arco di una decina-ventina di giorni, la malcapitata trans che ha interrotto gli ormoni si trova investita da una quantità sesquipedale di testosterone.
La frase tipica di chi ha passato questo evento è: "mi sarei scopata anche un frigorifero". Ebbene io il 30 dicembre ero già in fase "rebound"

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Mentre mi chiedevo tutte ste cose, avevo memorizzato il n. di telefono del Privèe e mi stavo dicendo: «basta piangere l'amor perduto, non andare a passare il capodanno dove troverai dolore. Dai energia alla tua parte "puttana": è noto che aiuta a dimenticare». Telefonai e mi rispose una cortese voce maschile. Avendo io voce più femminile che maschile, quando venne il momento di parlar dei costi della serata, mi chiese se ero in coppia, gli risposi che ero sola e lui mi disse che non c'era problema, anzi. «si ma vedi» gli dissi «non so come dirlo.. insomma io sono trans... Dove mi metti?»
La pausa non fu poi così lunga. Il tipo era preparato e mi disse: «senti, nel tuo caso sarebbe meglio che ne parlassimo di persona. Se vuoi io sono già nel locale che sto curando le cose d'ufficio. Vieni a trovarmi e ne parliamo».
Con l'effetto rebound in corpo poteva prevalere la paura di andare in un locale dove mi sarei ritrovata da sola con un uomo sconosciuto? No di certo. Andai e suonai al campanello e....
E non ci potevo credere: davanti a me c'era un tipo che avevo conosciuto (pur per poco tempo) nella mia "vita precedente". Lui non mi riconobbe affatto, mi fece entrare e dovevo essere di suo gradimento perché fu molto gentile e non esitò un secondo a dirmi che non avrei pagato nulla, che avrei ricevuto il trattamento riservato alle single.
Parlavamo, parlavamo ma il tarlo mi smangiucchiava la testa: «Glielo dico o non glielo dico che ci conosciamo già?»
Chi mi conosce personalmente sa già la risposta. Glielo dissi. Fece un po' di fatica a ricordare e si stupì molto nel ricordare che al tempo avevo pure la barba lunga. Cose della vita....
Questo fece crescere la simpatia reciproca, tanto che poi giunse sua moglie e mi invitarono entrambi a mangiare una pizza con loro e poi a restare a vedere il locale quando apriva.

Restai e vidi per la prima volta in vita mia un privèe.... ma non restai molto. Li salutai e dissi loro: «torno domani sera e mi metto in "ghingheri"». Tornando a casa iniziai a valutare l'ipotesi di fare il "capodanno" il 30 al privèe e il 31, costasse quel che costasse, con gli amici di sempre più il nuovo amore di Matteo.
Per la prima volta dal giorno della "doppia bomba" ebbi un momento di "think positive". E non immmaginavo che nel mio caso il "Think positive" sarebbe stato proficuo e si sarebbe trasformato in "Think Pink".

30 DICEMBRE 2000: "Una giornata particolare" 

E quindi il 30 sera decido di passarlo al Privée e con l'atteggiamento "giusto"... se trovo uno che ha voglia di far sesso con me e non mi schifa, mi butto. Se poi trovo qualche lei di una coppia che voglia giocare con me, tanto meglio.
Mi ritrovo invece seduta su un divano a chiacchierare con la proprietaria del locale. La media degli uomini e donne presenti è veramente scadente. Nessun* mi stimola nulla: piuttosto "il frigo".
Questo fino a che non si apre la porta ed entra una coppia. Lui è smemorizzato subito ma lei ... un vero flash con tanto di cuore che va per i cazzi suoi e salivazione azzerata. Una biondina in minigonna straordinariamente bella, con un viso esotico e due labbra carnosissime. Occhi neri neri che se ti guardano ti trapassano da parte a parte. E poi la mini fa immaginare un bel corpicino. Grazie al "rebound" divento coraggiosa e mi avvicino alla coppia dicendo qualche "stronzata" per vedere se la tipa era ricettiva. Sulle prime neanche tanto ma poi ci ritroviamo seduti di fronte, io da una parte e dall'altra lei con questo suo "lui". Chiacchierano mi svela che il "lui" non è il suo "lui" ma solo un amico che ha accompagnato per non fargli pagare la tariffa da single... "wow"...
Parlando mi accorgo che "non si sono accorti". Lo dico o non lo dico? Lo dico lo dico. E lo dico. Stupore e negli occhi di lei un'attimo di "brillìo" degli occhi... Ma si chiacchiera e basta fino a quando il "padrone" del locale, nettamente consapevole che io e lei eravamo decisamente le "meglio" del locale, al microfono urla: «ed ora Mirella e Sxxx si esibiranno sul palco per voi!». Due premesse prima di continuare: "lei sarà sempre Sxxx perché mio malgrado non sono autorizzata a rivelarne il nome e l'altra cosa è che lo "spettacolino" era un gioco da farsi sul palco del locale a mò di ombre cinesi. Dietro un faro, in mezzo chi si esibiva e davanti un lenzuolo. Cosicché chi guardava vedeva solo i contorni. Del resto quello era il piano "basso" del privèe, la zona bar... non si poteva esagerare. Fine della premessa.
All'annuncio del "capo" sia io sia Sxxxx neghiamo la nostra disponibilità in maniera piuttosto netta. Il "padrone" a malincuore rinuncia, ma solo momentaneamente. Riprendiamo a parlare e, dopo la mia "rivelazione" l'argomento di conversazione divento io, la mia condizione, come quasi sempre accade.
Veniamo interrotti (io, lei e il suo accompagnatore) ancora una volta dalla voce microfonata del proprietario del locale che cercava di animare la serata anche al piano basso. «E ora SXXXX e Marina ci faranno lo spettacolo sul palco», dove Marina è un nome di fantasia riferito ad una terza ragazza presente nel locale. «Fiuuuu... me la sono scampata» penso. Non faccio tempo a finire il pensiero che vedo SXXXX alzarsi e gridare: «no, io lo spettacolino o lo faccio con lei» e indica me «o con nessun'altra». GULP!
In pochi secondi dovevo mettere sulla bilancia e pesare la mia vergogna dei miei "limiti" fisici" e la chance di avvicinarmi a lei decisamente meglio che nella chiacchierata.
Dopo una decina di secondi di silenzio.... «ok... andiamo», dico con un fil di voce.
La prendo per mano e ci avviamo verso il palco. A quel punto lei mi rivela di essere ubriaca e di non avere la più pallida idea di cosa fare. Io invece non ero ubriaca ed ero in "rebound". Ci mettiamo sul palco fra faro e lenzuolo e inizia la musica.. danziamo, ci guardiamo, mimiamo un bacio, la tocco sui seni e lei tocca me... poi mi rendo conto che lei è più imbranata di quanto mi era sembrata all'inizio e mi rendo conto che "la regia" toccava tutta a me. Allora la giro di fronte al lenzuolo e io da dietro mi struscio e poi mi accuccio e le tiro su la gonna....
Pausa.
Pausa.
Pausa.
Ok... riprendo ma tirandole su la gonna mi ritrovai a pochi cm dal mio volto il più bel culo femminile avessi mai avuto occasione di vedere in tutte e due le mie vite. Restai letteralmente choccata dalla meravigliosa rotondità perfetta di quei globi. Continuammo a mimar qualcosa ma onestamente non ricordo gran che. Dopo un po' ci rivestimmo e tornammo a sedere fra gli applausi dei convenuti.
Il tipo che era con SXXXX iniziava a fremere. Lui voleva andare in zona "privèe" almeno per guardare e magari combinare qualcosa... Salimmo al piano di sopra dove un salottino precedeva i veri e propri privèe. Ci sedemmo e iniziammo a parlare di varie cose fino a che io non dissi che a me piacevano molto anche le donne e che lei mi era piaciuta tantissimo. Lo dissi guardandola negli occhi. Lei non sapeva che dire, dove girarsi.... «Io non ti piaccio?» le chiesi?... «no.. cioè si...» e mi fissava in volto..: «cioè mi piaci ma devo pensarti come uomo altrimenti non ci riuscirei». «Perchè mi devi pensare come uomo? Pensami x quello che vedi, ti sembro un uomo? Se non te lo dicevo io non te ne saresti neppure accorta»... «No è che non so se mi piacerebbe farlo con te» e cercava di indagare e capire se farlo io e lei significava che io la "scopassi" da maschio, oppure no. Poi mi rivelò un paio di cose: non le piacevano i baci e non raggiungeva l'orgasmo se toccata o leccata.... anzi quasi si annoiava. Le chiesi: «ma hai mai baciato una donna per dire che non ti piace?» e lei mi guardava come dire «e la donna saresti tu? Ma fammi il piacere!». Io la sfidai e lei era molto incuriosita, ma quasi spaventata. Fino a che il suo accompagnatore, fino ad allora silenzioso irruppe con la classica semplicità maschile e disse: «scusate ma cosa state a parlare se vi piacerebbe farlo o meno, siamo a due metri dai letti del privèe.. provate, no?».
Sti cazzo di uomini.... la fanno sempre facile... ma ogni tanto effettivamente dio li benedica per il loro senso pratico.
E fu così che ci ritrovammo nel letto io lei e... occazzo, non era contemplato, anche lui... Ma lui rimase poco perché entrambe, con un cenno ci siamo dette «lo mandiamo via?» «si» e io gli feci segno di andarsene e per fortuna lui obbedì'.
Fu così che la signorina "non mi piacciono i baci" restò con me a baciarmi ed essere baciata per un tempo che non so contare, nel quale ci toccammo, palpammo i seni, le sfiorai con la bocca il suo fiore depilato e splendido...
Ma baciandoci baciandoci, io che ero in "rebound" ebbi un classico "effetto collaterale" e dato che la tipa mi sembrava un po' sballottata dalla situazione, io per scherzo le dissi.. «ehi.. guarda in basso»... Lei guardò... si rigirò di scatto verso il mio viso e disse con voce ferma: «quanto ben di dio sprecato!»... Ridemmo a lungo e continuammo a baciarci fino a che sentimmo una voce che ci chiamava e diceva: «ehi qui sono andati via tutti e vogliono chiudere». Il tempo per noi si era fermato. Ci rivestimmo velocemente e scendendo al piano di sotto ci scambiammo i numeri di telefono. Pensai che non li avremmo mai usati perché questo genere di incontri dura finché dura il momento magico.
Un'ora dopo, vero le 4 del mattino io la chiamai al telefono (lei non è di genova) e stava per arrivare a casa. Mi disse. Ti chiamo io dopo. E così fece. E così si mangiò una scheda da 50.000 lire per parlare con me fino ad oltre l'alba.
E quella notte iniziò la storia d'amore più lunga di tutte le mie vite.
Il 31 lo passai con gli amici ma ricordo poco se non l'imbarazzo di confrontarmi con il nuovo amore di Matteo... ma la mia testa stava già iniziando a pensare ad altro...
(testo scritto il 31 marzo 2006 basato su ricordi e scritti dell'epoca) 

 Autobiografia anni 2001 - 2010
(coming sooner or later)

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