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martedì 1 dicembre 2015

NEUROSCIENZE IDEOLOGICHE VETEROFEMMINISTE?

QUANDO LE NEUROSCIENZE
DIVENTANO IDEOLOGIA
VETEROFEMMINISTA
 
 
Confesso che l'ultima delle cose per cui sono predisposta da un po' di tempo a questa parte è scrivere e chiedo scusa anticipatamente per il probabile decadimento del mio italiano. Faccio molta fatica, ma oggi, primo dicembre 2015, in prima pagina su Repubblica, leggo un articolo dal titolo "Il cervello non ha sesso". Così la scienza sfata il tabù della diversità uomo-donna a firma Elena Dusi, che, a mio vedere, grida "vendetta al cospetto di dio" (si fa per dire). Nell'articolo si spiega che la "neuroscienziata" Daphna Joel (università di Tel Aviv) avrebbe scoperto e sfatato un vecchio mito della neurologia secondo cui i cervelli maschili e femminili sono differenti per attivazioni e, in piccola parte, morfologia. Daphna ha scoperto che i cervelli maschili e femminili sono uguali! Non basta, lo scritto riporta  che questo annuncio arriva solo due giorni dopo che "un'altra donna (ma guarda caso. NdA), Lise Eliot dell'Università Rosalind Franklin di Chicago aveva demolito un ulteriore pilastro del cervello bicolore". Secondo questa ultima scienziata l'ippocampo, da sempre verificato essere più piccolo nelle donne rispetto agli uomini, è in realtà di dimensioni paragonabili.
Che dire di fronte a queste ricerche che vanno contro il buonsenso (ne hanno sezionati di cervelli nella storia, no? Anche senza neuroimagining)?
Sicuramente si può affermare che che il nostro cervello, maschile e femminile, una cosa in comune ce l'hanno: trovano sempre quel che vogliono trovare per ragioni ideologiche, religiose, sociali.
Non a caso, dopo il "titolo proclama" e due righe senza spiegazioni sul metodo di ricerca delle due scienziate, la Dusi cita Ruben Gur, direttore del dipartimento di neurologia dell'università della Pennsylvania, che smentisce questi studi. Afferma che la differenza c'è ma riguarda più il funzionamento che le strutture e che non si tratta di questioni di cervello migliore o peggiore.
Una banalità tanto vera quanto provata dall'esperienza in prima persona di una certa percentuale di persone transgender. Cosa riferiscono? Che il cervello, uguale o diverso che sia nella struttura, ha poca importanza rispetto alla perfusione diversificata di tali sostanze informazionali. Le differenze aumentano a dismisura tenendo conto della prevalenza testosteronica o estrogenica.
Un cervello analizzato senza tener conto di tutte le sostanze informazionali che vi circolano è come guardare un hardware senza software.
A parte ricerche che ho citato decine di volte che dimostrano il contrario di quanto scoperto dalle "scienziate", a parte che è bastato essere transgender di media intelligenza per capire che i cervelli sono, come il gender, un continuum tra gli estremi "maschili" e "femminili" (presi come stereotipi estremi delle differenze), e così le loro strutture e funzionalità e attivazioni. Se è vero che, fino ad oggi, le trans studiate, hanno mostrato attivazioni cerebrali sovrapponibili a quelle delle donne nel 100% dei casi e analogamente quello dei transgender con gli uomini, in base allo studio citato nel mio libro Oltre le Gabbie dei Generi, avevo ipotizzato che, se la ricerca dimostrava un'adesione totale delle persone transgender al genere elettivo, dall'altra parte, se fosse stato estesa, avrebbe probabilmente scoperto che anche tra gli uomini e le donne con identità di genere conforme al proprio sesso, si sarebbero potute scoprire differenti graduazioni di funzionalità maschili e femminili nei cervelli di diversi uomini e donne. Questo spiegherebbe anche perché le motivazioni alla transizione sono spesso così diverse da una persona trans all'altra (lasciando perdere quel che diciamo agli psicologi/psichiatri che decideranno per noi se possiamo transizionare o non possiamo, dove quindi la menzogna è di casa). Come mai l'esordio della "disforia" possa arrivare a 4 anni o a 40... Deve esservi anche una graduazione di "inversione cerebrale" rispetto al soma di noi transgender. E che dire dell'esperienze di vita che possono attivare o tenere latenti ogni predisposizione?
Dire che i cervelli di uomini e donne sono diversamente differenti, caso per caso, è una cosa che appare molto vicina alla realtà (almeno statistica sulla morfologia), tanto quanto dire che sono "uguali" è profondamente sciocco, semplicistico e figlio di una mentalità di un triste veterofemminismo che cerca a tutti costi l'uguaglianza con l'uomo in quanto ha introiettato talmente tanto gli stereotipi del maschilismo, al punto da desiderare l'uguaglianza solo perché l'eventuale differenza sarebbe vissuta obbligatoriamente come inferiorità della donna. Da cui il bisogno spasmodico di dimostrare che non esistono mai differenze in mente e psiche.
Che peccato che il "W la difference" sia finito nel WC da parte di tante donne competitive con gli uomini ma non assistite dalla stessa quantità di testosterone per la giusta aggressività necessaria a imporre modelli culturali.
Eh si perché studiare il cervello senza sapere cosa succede allo stesso identico cervello se sottoposto a testosterone o a estradiolo, è comprensibile e perdonabile per chi non ha fatto esperienza diretta di quanti siano le attitudini che modificano (poi ovviamente ognuna/o personalizza l'impatto della diversa prevalenza), ma non tenerne neppure conto, non ipotizzare neppure che il cervello non è solo neuroimmagine ma anche "sostanze informazionali". è imperdonabile per chi si dichiara scienziato, uomo o donna (o trans) che sia...
Che peccato che il Femminismo non esista più come fenomeno di massa, sostituito da questo paraugualitarismo che genera fenomeni come questi studi (che saranno presto smentiti) o posizioni come quelle di "Se non ora quando", che voleva scendere in piazza contro le transgender extracomunitarie vittime di trafficking con i mattarelli perché alcuni mariti di donne borghesi ed "evolute" amavano trastullarsi con loro. Prendersela con queste ragazze che, per necessità, offrono al mercato quel che il mercato maschile chiede (corpo femminile con attributi maschili) anche se non amano affatto farlo e non con i loro uomini, loro sì perversi nel nascondere orientamenti sessuali mixati e fantasie particolari è quanto di più maschilista pervertito possa esistere. Discriminare sempre i pochi, i deboli, i "diversi", gli alieni.
Mi scuso ancora per eventuali forzature linguistiche o errori dovute alla fatica di organizzare il pensiero.
Mirella Izzo
Genova 1 dicembre 2015